Firenze – Giovedì 22 e venerdì 23 gennaio il cancelliere tedesco Angela Merkel sarà a Firenze per partecipare alle periodiche consultazioni bilaterali con il Governo italiano. Uno storico in contro fiorentino risale al 17 settembre 1992 quando a Firenze arrivò Helmut Kohl, l’architetto della riunificazione tedesca e “padre politico” della Merkel. La foto lo ritrae insieme a Valdo Spini e Giuliano Amato, rispettivamente sottosegretario agli Esteri e Presidente del Consiglio in quell’anno. Ecco come Spini ricorda quella giornata.
Siamo all’indomani della famosa manovra “lacrime e sangue” del governo Amato I, i novantatremila miliardi di lire tra maggiori entrate e tagli alle spese che a sua volta aveva fatto seguito al prelievo forzato sui conti correnti. La situazione italiana era bruttissima, Amato la affrontò in modo radicale anche se il suo governo, che doveva essere l’ultimo del cosiddetto “pentapartito” (Dc, Psi. Psdi. Pri e Pli) era molto debole e veniva falcidiato dagli avvisi di reato che costringevano i ministri alle dimissioni.
In questo quadro il vertice italo-tedesco era veramente determinante. Nel governo Amato I, ero sottosegretario agli esteri con delega, tra le altre, agli affari europei. La delegazione tedesca non comprendeva un mio “pari grado”, ma ebbi lo stesso una parte nel vertice. Il cancelliere tedesco Helmut Kohl, un cristiano democratico che è entrato nella storia come protagonista della riunificazione tedesca, ma che era al tempo stesso un grande europeista, aveva voluto il vertice a Firenze e aveva chiesto e ottenuto che fosse aperto da una passeggiata in città. Partenza da Piazza Santissima Annunziata, statua del granduca Ferdinando, via dei Servi con sosta improvvisata per un caffè alla pizzeria d’angolo su piazza del Duomo, avanti verso Palazzo Vecchio e poi Ponte Vecchio, traversata dell’Arno e termine a Palazzo Pitti.
A me venne dato il compito di fare da “cicerone” all’ospite e di illustrargli le bellezze di Firenze che trovava sul percorso. E potei così apprendere dalla sua viva voce che confermava di essere venuto per dare una mano al governo Amato I anche di fronte all’opinione pubblica italiana, molto sconcertata, irritata e preoccupata da quanto stava accadendo. Il cancelliere ebbe modo di dirmi, che nell’Italia aveva molta fiducia e rimasi colpito dalla sua estrema cordialità. Non si dava assolutamente arie e parlava da pari a pari con un giovane sottosegretario agli Esteri come ero io allora. Ebbe modo di dirmi anche che lui era un cattolico, ma che in politica si considerava autonomo. Ogni tanto qualche preoccupante manata sulla spalla a Giuliano Amato (la differenza di stazza tra i due era evidente), che spesso teneva protettivo sotto braccio. Ci fu anche un incontro del tutto casuale con gruppo di turisti tedeschi che si rivelò molto cordiale.
Il vertice durò due mezze giornate e si concluse con un pranzo nel ristorante Latini. Narciso Latini volle regalargli un suo prosciutto ed Helmut Kohl uscì trionfalmente dal ristorante avviandosi in via della Vigna Nuova con sottobraccio il gradito regalo. Anche oggi come allora i rapporti Italia-Germania sono decisivi, stanti le difficoltà in cui, anche se in modo meno drammatico, ci troviamo anche oggi. Speriamo che Angela Merkel venga animata dallo stesso spirito e dalla volontà di darci una mano che ebbe allora Helmut Kohl e che Firenze possa costituire una cornice in questo senso incoraggiante.
Valdo Spini