Cambiamento climatico, isole di calore. Abbattimento alberi. Concetti che non sembrerebbero andare d’accordo. Eppure, come dice il professor Mario Bencivenni, storico e docente di giardini storici e di alberature, stiamo assistendo, nonostante il dibattito sempre più frequente sui danni del climate change, a una recrudescenza nazionale di tagli di alberi, adulti, a volte storici o inseriti in contesti storici. I perché di questo fenomeno sono complessi, ma non indecifrabili. Abbiamo raggiunto il professore, che è anche un conosciuto esponente di Italia Nostra, per porre qualche domanda.
Professore, si fanno le mappature delle isole di calore nelle città e poi si continuano ad abbattere alberi. Secondo lei, perché ciò avviene?
“L’unica risposta che le autorità in merito danno, è che tanto al posto degli alberi tagliati se ne pianteranno di più, magari il doppio. Ma è una vera e propria sciocchezza e mistificazione, senza nessun fondamento scientifico. Faccio un esempio di questi giorni, ovvero l’abbattimento di 47 tigli adulti in ottima salute e che costituiscono un prezioso filare lungo una importante arteria di accesso a Prato. Il taglio viene portato avanti manu militari contro l’opposizione dei cittadini. Nonostante tutti i discorsi, studi e convegni circa le isole di calore, il cambiamento climatico e gli sbandierati intenti di attuare l’invito degli organismi internazionali a politiche di Nature Based Solutions, si continua a tagliare alberi adulti per motivi inconsistenti come, nel caso in specie, il rifacimento di un marciapiede”.
Ma perché si continua su questa linea, nonostante l’opposizione dei cittadini?
“Un primo vero grande motivo è il livello vergognoso della qualità progettuale che supporta questi interventi: descrizioni generiche e spesso false dello stato di fatto da modificare, relazioni tecniche che di tecnico hanno solo l’aggettivo, ma prive di documentazione e dati valutabili relativi all’oggetto del progetto. In un progetto che prevede per esempio consistenti abbattimenti di alberature adulte e la loro sostituzione con piante diverse e giovani, per essere valutabile deve contenere la stima per entrambe le tipologie del valore ornamentale, dei benefici ecosistemici (dalla catturazione del CO2, dei vari ossidi e del particolato atmosferico, alla capacità di ombreggiamento e alle conseguenze sulle temperature a terra ). Solo con documentazione grafica e rappresentativa deisingoli valori in termini numerici verificabili si può parlare di dati che abbiano valore tecnico scientifico, come ci ha insegnato Galileo Galilei più di tre secoli fa. Nei corsi di arboricultura e nella letteratura scientifica di questo settore si indica come è possibile fare tutto questo. È quello che anche noi di Italia Nostra abbiamo fatto nella relazione tecnica del nostro controprogetto per il Viale Redi a Firenze, dove per presunti motivi di evitare incidenti stradali si sta distruggendo l’originaria sistemazione a verde dell’aiuola spartitraffico. (52 pini domestici e 700 m. di una bella siepe di pitosforo). Anche per l’incidenza degli abbattimenti sulle isole di calore che contraddistinguono le nostre città questa stima non solo si può fare, ma dovrebbe essere obbligatoria per ritenere attendibile e valido il progetto. Anche un noto sostenitore dei boschi pensili e verticali, come Boeri, in interviste pubbliche ha riconosciuto nell’ombreggiamento , che è dato dal volume della chioma, una delle funzioni più importanti delle alberature urbane per contrastare il surriscaldamento urbano”.
Ma è possibile valutare nello specifico questo dato?
“In dato non solo è stimabile, ma è rappresentabile in termini valutabili albero per albero, insieme ad esempio allo stoccaggio della Co2, o al trattenimento delle polveri sottili. Perché questi dati, scientifici e necessari, non ci sono? Nella relazione tecnica che abbiamo affidato, come Italia Nostra all’Università di Pisa si stanno facendo mappature e rilevazioni con strumentazioni e metodologie avanzate che documentano la grande differenza di benefici eco sistemici fra una pianta adulta e una pianta giovane di nuovo impianto. E tutto ciò documenta la falsità dell’aforisma meramente statistico usato dalle pubbliche amministrazione a giustificazione delle sempre più massicce campagne di abbattimenti e ripiantagioni di alberature; nel verde urbano 1 non è =1. “.
Al di là delle carenze tecniche e di contenuti che indica in questi “progetti” portati in esecutivo senza un serio coinvolgimento dei cittadini (cosa che è richiesta dalla ottima legge 10/2013 per la tutela e l’incremento del verde urbano) risulta necessaria la domanda: perché questa ripresa a larga scala di abbattimenti di alberature adulte, nonostante l’attenzione che sembra darsi al riscaldamento delle nostre città?
“Sottolineo che non credo più che si tratti di semplice ignoranza. Credo che si debba toccare un’altra importante questione: abbattimenti e reimpianti, esternalizzati ovvero affidati a ditte esterne con lo smantellamento del servizio giardini comunale, hanno creato un vero e proprio sistema che gestisce flussi di soldi pubblici diretti a soggetti privati. Anche in questo caso, si tratta di mettere in fila dei dati che sono pubblici. Il quadro che emerge è allarmante, ma va nel senso di ciò che è stato ormai deciso da tutte le amministrazioni, di qualsiasi colore politico, ovvero la scelta delle multiutility. Si è creato un sistema che garantisce flussi di denaro pubblico a chi pubblico non è, si tratta di milioni di euro per risultati che sono sotto gli occhi di tutti, disastrosi. Si tratta di una corsa all’accaparramento della cosa pubblica. Chi è alla fine che chiede conto dei risultati?”.
Quindi secondo lei si dovrebbe ripristinare l’ufficio del verde e la gestione pubblica del verde urbano?
“Le rispondo da storico. Quando, nella seconda metà dell’800 in Italia, verso fine ‘700 in altri paesi, la rivoluzione industriale cominciò a cambiare l’economia e la società europea, con la nascita delle città industriali si dà vita al sistema di verde urbano, perché era l’unico che rendeva le città vivibili. In tutti i Comuni si creano servizi giardini pubblici per costituire e custodire il verde urbano. Un sistema pubblico che è rimasto fino agli anni ’90 del ‘900. Ma con i primi anni ’90 il sistema ha cominciato a essere smantellato. Con un sistema di giardinieri pubblici, alla fine dell’ anno, bisogna rendere conto di ciò che è stato fatto, di come sono stati spese le risorse. Dando l’appalto all’esterno, chi controlla più nulla, in termini dell’uso delle risorse e di qualità del lavoro? Nessuno. Questo purtroppo è un sistema che sta portando alla distruzione del verde urbano”.
Non lo si dice ma è risaputo, gli alberi adulti fermano la rete 5G che si vuole imporre in silenzio, nonostante la sua comprovata alta nocività verso la salute di tutti i viventi.
È ultrachiaro che dietro a questa vergognosa pratica ci sono interessi sporchi . E tutto questo a danno dei cittadini che vivono in un’aria ormai irrespirabile. Ma dobbiamo affrontare la situazione e ribellarci!!!
Disamina ineccepibile, che meriterebbe maggiore rispetto nei commenti, non fosse per l’immancabile bufalara/o che ci viene a propinare le sue certezze basate sul nulla riguardo al “gombloddo” del 5G.