Firenze – Il rigore, la fantasia e la leggerezza. A fine agosto Isabelle Mallez, direttrice dell’Istituto francese di Firenze, lascia il suo incarico di promotrice della cultura e di rappresentante consolare dell’Esagono, al termine di un mandato cominciato nel 2013.
Il 13 luglio, la notte della festa nazionale, ha salutato tutti con una spettacolare azione teatrale sulla facciata del palazzo Lenzi di piazza Ognissanti che dal 1907 ospita il più vecchio istituto di cultura francese in Italia.
L’ultima delle idee con la quali Isabelle è riuscita a coinvolgere una città spesso troppo fredda e distaccata con chi vorrebbe veder ricambiato amore e impegno. Con fascino discreto e una inesauribile cornucopia di proposte, suggerimenti, relazioni a lei è riuscito ottenere quello che ad altri costa vana fatica: diventare un punto di riferimento per le istituzioni e la società civile toscane.
Merito certo anche di un sindaco che parla correntemente il francese e di un’assessora regionale alla cultura attenta e sensibile. Merito di un ambasciatore che le ha dato piena fiducia. Forse anche le tragedie provocate dalla violenza fondamentalista a Parigi e Nizza hanno contribuito a cementare uno spirito di amicizia e solidarietà fra la città e l’Istituto. Ma sono sempre gli individui quelli che creano le premesse perché nasca qualcosa di nuovo.
“Con Firenze e la Toscana ho un legame che non ho mai avuto nei miei incarichi – dice – del resto avevo la preparazione perfetta per la Toscana dove si lavora con una grande storia alle spalle, visto che ho studiato storia dell’arte e filosofia”.
Prima di assumere l’incarico fiorentino, passando per l’Alliance Française di Bologna, Isabelle ha lavorato in Marocco, Germania e Olanda. Ma in nessuna parte ha tenuto dei rapporti con il territorio come in Toscana: “La Toscana per me è lusso, calma e voluttà, un perfetto complemento, proprio all’opposto di quello che sono e rimango profondamente, una francese e una parigina”, ha scritto per il volume “Toscanità”.
Non è possibile enumerare tutte le iniziative, gli eventi, le manifestazioni ai quali in questi cinque anni ha dato vita o ha contribuito al loro successo: dai cicli cinematografici (France Odeon, Cannes a Firenze, il cinema delle donne, lo schermo dell’arte etc.), alle manifestazioni italo-francesi (la settimana francese di Scandicci, le feste del 14 giugno con il ballo in piazza, le celebrazioni per i 110 anni dell’Istituto, la Francofonia, la gastronomia etc), alle conferenze dei grandi scrittori e studiosi francesi, agli eventi costruiti insieme a Virgilio Sieni e alle scuole di danza. Senza dimenticare il lavoro fatto in collaborazione con Confindustria per favorire i rapporti far le imprese dei due Paesi.
Ma la cosa che la rende più orgogliosa è l’aver rimesso a nuovo l’istituto – la confortevole ed efficiente biblioteca, la digitalizzazione della sala cinematografica – lasciando un bilancio in piena salute: “E’ facile quando si hanno tanti soldi come avveniva negli anni 80 – commenta – il difficile è fare cose di qualità con quello che si ha a disposizione”. La ricetta? “Idee, energia, entusiasmo e collaborazione. Bisogna riuscire a fare le cose insieme, lavorare con le istituzioni e riuscire a metterle intorno a un tavolo”.
Il suo mandato è finito, ma non si chiude il suo rapporto con la Toscana: “Non posso andare via così”, dice. Intanto resterà per altri quattro anni nel consiglio di amministrazione del Teatro Metastasio di Prato ed è in attesa di concludere un accordo con una istituzione fiorentina della quale, per scaramanzia, non rivela ancora l’identità. Ma anche a Parigi le stanno confezionando un nuovo incarico “perfettamente coerente con il mio profilo e la mia storia professionali”.
Fra tre anni, secondo le regole delle rotazioni del Quai d’Orsay, il Ministero degli esteri francese, potrà riprendere incarichi negli istituti di cultura. Noi la aspettiamo di nuovo a Firenze.
Foto in alto: Isabelle Mallez
in basso: la performance sulla facciata dell’Istituto francese del 13 luglio (foto Elena Foresto)