Rigor Tricoloris: protocollo e temperatura “ferrei” ma la gente c’è

Una temperatura polare (come la rigidità del protocollo) non ha piegato la volontà di tanti reggiani che hanno voluto prendere parte alle celebrazioni della bandiera. Inevitabile il fiume di retorica ma il super-vessillo di 1797 mt (l’anno di nascita del Tricolore) ha scaldato i cuori. Paradossalmente l’unico a rompere il cerimoniale è stato il Presidente Mattarella con alcuni fuori-programma. Cronaca di una giornata speciale… Dal nostro inviato in centro
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Mattarella visita il rinnovato Museo del Tricolore

Chi l’avrebbe mai detto, a “scaldare” i cuori come un sorso di vin brulé è stato lui, altresì descritto come uomo monocorde e dalla vivacità inesistente, Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblia (settimo a presenziare ad una festa per la bandiera) è stato forse il solo a dar vita a qualche fuori-programma. A partire dal discorso del Valli, la cui effettiva esistenza era data come fortemente incerta fino a qualche secondo prima salisse sul palco, quinto della serie e terminate le prolusioni (nell’ordine del sindaco Vecchi, del Presidente Manghi, del Governatore Bonaccini e del professore Della Loggia).

La solita inevitabile retorica

“Il Tricolore contiene ed esprime il valore della nostra unità nazionale”, ha detto il Capo dello Stato, ricordando come “la nostra Costituzione all’art. 12 raccoglie, indica e definisce il Tricolore, che ha accompagnato con continuità le varie fasi della storia d’Italia: dal Risorgimento alla Costruzione della concreta unità di vita dell’Italia, per arrivare fino alla Resistenza, alla Repubblica e alla sua Costituzione attraverso una lunga trama di vite, di storie, di aspirazioni, di luoghi e di eventi in questo lungo periodo”. Peraltro, appena terminato il discorso, Mattarella è inciampato nel gradino galeotto del leggìo e poco c’è mancato ad un fuori-programma molto più inaspettato).

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Mattarella stringe le mani ai reggiani

Impeccabile il servizio di sicurezza, anche troppo. Il momento è tra i più delicati ed il nostro Paese finora l’ha scampata bella (dicono sia merito dell’intelligence) ma la perentorietà con cui sono stati fatti rispettare i divieti (di qualsiasi tipo, anche quelli di natura non immediatamente coglibili dalla logica di noi semplici cittadini, come l’attraversamento della strada ad autorità ben lontane) avrebbe potuto essere meno rigido dei rigori invernali di una stagione eccezionalmente fredda. Avrebbe appunto.

Barcollo ma non mollo

Ci aveva già sbattuto con un piede al suo ingresso nell’area-transenne riservata ai primi cittadini reggiani il sindaco di Boretto Massimo Gazza ma la giovane età ed una certa prestanza fisica aveva evitato la caduta. Crollo che invece si è verificato ai danni di Giovanni Mariotti (93 primavere suonate), l’eroico capo dei garibaldini reggiani che, al termine dell’alzabandiera e dopo ore di freddo pungente, è caduto imbattendosi in uno dei sanpietrini di piazza Prampolini rovinando al suolo. Subito soccorso, è stato poi accompagnato a casa e rimesso nelle mani amorevoli della famiglia (sta comunque bene).

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Il bandierone va avanti da sé…

Sufficienza meritata per la presenza di pubblico considerato soprattutto il clima più adatto ai pinguini che ad essere umani, come gli italiani seppur del nord, abituati a temperature vagamente più miti. Tanti reggiani infreddoliti e pazienti dietro il cordone di sicurezza e le transenne fin dalle 9.00 a costellare la non kilometrica distanza tra la piazza del Municipio ed il teatro Municipale.

Cellulari: studenti-autorità 1-0

Grande colpo d’occhio al Valli, la presenza di tanti studenti e dei ragazzini che hanno cantato, davanti ad un Mattarella commosso, l’inno nazionale nella sua versione estesa (il pubblico, non abituato, ha fatto scattare l’applauso alla prima strofa). Peraltro più diligenti delle autorità, assiepate nelle prime file, nell’evitare l’utilizzo di smartphone e tablet. Quando si dice predicare bene e…

Dieci piani di morbidezza Tricolore

Ma il vero vincitore morale della giornata 7 gennaio 2017, è stato il super-bandierone cispadano di 1797 mt fatto circolare per la città da volontari e studenti. Un serpentone di ideali e valori che si è snodato per il centro di Reggio Emilia unendo simbolicamente le generazioni dei padri con quelle dei figli e dando vita ad una “unità” per una volta tangibile e non solo “sbandierata”.

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