Irpet, l’economia toscana frena, occupazione positiva ma crollano i salari

La grande questione salariale e ridistributiva al centro della riflessione,
Immagine tratta dal Rapporto Irpet

Firenze – L’economia regionale frena, ma è una frenata condivisa a livello mondiale. Lo dice l’Irpet, nella presentazione del Rapporto “Fra dinamiche congiunturali e previsioni: quali riflessi per l’economia toscana?”. E se non vale in questo caso il detto “mal comune mezzo gaudio”, tuttavia la portata della frenata mondiale è tale che difficilmente le economie locali potranno approntare rimedi a una situazione che si presenta complessa a livello planetario.

Intanto, le cifre della Toscana, presentate dal Direttore dell’ Irpet Nicola Sciclone. Secondo il Rapporto, nel corso del 2023 il prodotto interno lordo della nostra regione sopravanza il livello raggiunto nel 2022 di 0,7 punti in percentuale, ovvero un decimale di punto in più di quanto non misuri nello stesso periodo la dinamica del Pil nazionale che si ferma a +0,6%.

La criticità segnalata da questo dato è molto inquietante per il nostro sistema economico, che, pur nel mettere a segno un risultato leggermente più brillante .della media nazionale, evidenzia, come spiega Sciclone, la scarsa vivacità della domanda interna ed estera che accomuna la Toscana all’intero Paese. Ma anche a ciò che succede nell’area euro. Fra le cause di questo rallentamento generale che in realtà coinvolge il mondo, i ricercatori individuano le politiche monetarie restrittive utilizzate contro l’inflazione, le persistenti tensioni geopolitiche (leggi guerre, in corso e minacciate) e il peggioramento della fiducia di consumatori e imprese.

Dall’altro lato della medaglia, ovvero da lato della domanda, si registra la concorrenza positiva all’attività economica di tutte le componenti che operano dal lato della domanda:
i consumi interni delle famiglie (+1,4%) sono stati alimentati dal più alto numero dei posti di lavoro e delle presenze turistiche; gli investimenti (+1,0%), pur subendo in corso d’anno l’effetto di spinte contrastanti, “hanno mantenuto 0una intonazione positiva”.

Tuttavia, è necessario sottolineare, dicono dall’irpet, che gli investimenti hanno subito un impatto negativo a seguito del depotenziamento degli incentivi fiscali, in particolare nel settore edile, in concomitanza con l’inasprirsi del coste del credito per le imprese, In contrapposizione, è da considerare il dato dei benefici che hanno comportato per le imprese le attività collegate ai progetti del Pnrr. Spinta tuttavia ancora troppo lenta per essere veramente significativa.
Rimane invariato, segnando un +0,1%, l’indice dei consumi della PA. Le esportazioni sono cresciute, in termini reali, +2,1%, meno delle importazioni, che salgono a +2,9%.

Manifatturiero in crisi? La flessione del manifatturiero toscano è elemento di preoccupazione, in particolare nella nostra regione dove l’andamento negativo ha inciso più che in altre aree. I motivi di questo scivolone, l’indebolimento della domanda e i costi ancora elevati dell’energia. A queste cause comuni, la Toscana ha aggiunto la contrazione avvenuta all’interno del settore della moda, ovvero in u campo da sempre simbolo delle specializzazioni del territorio.

I numeri della flessione. Su base annua, considerando l’ultimo dato mensile di ottobre con gli undici mesi precedenti, emerge dal Rapporto che” l’indice della produzione industriale registra in Toscana una flessione (-3,4%) maggiore di quanto osservato in Italia
(-2,5%). La diminuzione dell’attività economica sembra avere raggiunto il suo picco negativo nel secondo trimestre, per poi successivamente frenare nella sua decelerazione”.

Le esportazioni rallentano, ma tengono rispetto al dato nazionale. Il rallentamento delle esportazioni è un’altra delle cause indicate dal Rapporto per i conseguenti dati negativi dell’industria italiana e regionale italiana, avvenuta nel corso del secondo e terzo trimestre dell’anno. “Considerando le vendite estere aggregate, la Toscana è passata da una crescita tendenziale dell’8,9% nel primo trimestre a una variazione di +1,6 punti percentuali nel terzo”. Il caso delle vendite internazionali, Le vendite internazionali invece hanno visto i risultati toscani primeggiare nella media italiana e anche rispetto alle altre regioni esportatrici. Nel complesso, nei primi tre trimestri dell’anno, le esportazioni toscane sono
cresciute del 3,9%, mentre il dato nazionale si colloca su un terreno negativo, 0 -2,0%. Il quadro dell’export toscano risulta perciò non uniforme. I numeri, per settore, tenendo in considerazione i primi tre trimestri: segno più per farmaceutica (+46%), metallurgia (+32%), macchine (+12%), mezzi di trasporto (+5%), elettronica e meccanica di precisione (+2%) e d gioielli (+2%); segno meno per quasi tutti i comparti del settore moda: calzature (-22%), maglieria (-13%), filati e tessuti (-12%), cuoio e pelletteria (-9%), abbigliamento (-7%).

Turismo su grazie agli stranieri. Il grande motore economico della Toscana non delude neanche stavolta e il saldo della bilancia commerciale “ha tratto beneficio – come si legge nel Rapporto – nel 2023 dal turismo”,. Numeri in crescita per presenze turistiche, nei primi 8 mesi dell’anno sarebbero giunte a una crescita del+5,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Un dato migliore di quello italiano, che si ferma infatti a + 4,6%. La scomposizione per origine del flusso dei visitatori fa emergere che il recupero vero per il turismo toscano sia legato alla componente internazionale “che, dopo il 2020-2021 sta rapidamente tornando ad un volume di presenze, e con esso anche di spesa, del tutto analogo a quello pre-pandemico”. Ne fanno fede i numeri, dal momento che in Toscana i turisti stranieri sono aumentati del 14,7% , mentre nel resto d’Italia la crescita è risultata pari a +10,9%.

Occupazione ancora in crescita. Rallenta il ciclo economico, ma prosegue la crescita dell’occupazione nel 2023, sebbene alcuni segnali siano inquietanti. Fra questi, la diminuzione dei contratti di apprendistato, l’aumento seppur lieve, del lavoro in somministrazione nell’industria e del parasubordinato nei servizi, e l’incremento delle ore di cassa integrazione in alcuni importanti settori manifatturieri.

Si conferma tuttavia un dato importante, ovvero gli sforzi delle imprese per “preservare e rafforzare, in termini di stabilità, la propria forza lavoro”, come segnalano il calo di 0licenziamenti per motivi economici e disciplinari, l’aumento delle trasformazioni contrattuali a tempo indeterminato, e la stabilità degli avviamenti a tempo indeterminato full time, oltre alle trasformazioni da part time a full time.

“Secondo le nostre elaborazioni dei dati delle comunicazioni obbligatorie del lavoro, il numero di addetti dipendenti fra gennaio e novembre è cresciuto in Toscana del +3,1% rispetto al 2022, con andamenti diversificati per tipologia di contratto – dice il direttore Sciclone – l’aumento dei lavoratori a tempo indeterminato (+4,2%) compensa la complessiva stabilità del lavoro a termine”. I numeri per settore evidenziano una crescita diffusa in tutti i settori: +3,9% agricoltura; +3,4% manifattura; +4,8% costruzioni e +2,9% terziario.Però, un venticello gelido raffresca il quadro dopo l’estate, quando la variazione tendenziale degli addetti per molti settori del comparto industriale ( pur
restando positiva), comincia a sfrangiarsi. Segnali di indebolimento in particolare nella pelletteria, nelle calzature, nella lavorazione dei metalli, nell’industria cartaria, nella chimica, gomma e plastica. emerge che la concia è il settore più critico: fra settembre e novembre l’andamento è addirittura negativo su base tendenziale. Non solo, negli stessi settori, a partire dal cartario, si registra un incremento nelle ore di cassa integrazione ordinaria4 nel corso del 2023. Una tendenza da tenere sott’occhio nei prossimi mesi.

Andamento della domanda di lavoro. La domanda di lavoro è in questo momento la cartina di tornasole delle difficoltà del settore manifatturiero. I rapporti di lavoro avviati nei settori del cuoio, della pelle e delle calzature, dell’oreficeria e dei prodotti in metallo, insieme all’industria cartaria, vedono le perdite relative più elevate.

La grande questione dei salari. A fronte della complessiva crescita dell’occupazione, la vera criticità è posta dai salari. Perché, se la gente lavora di più, cresce l’indice di povertà? In primo luogo, cala e in modo rilevante, il potere d’acquisto dei salari, tant’è vero che nel 2023 i salari toscani avrebbero subito, secondo il Rapporto, una perdita di potere d’acquisto pari a -2,1 punti. Sommandola a quella avvenuta nel 2022, che si stabiliva su -5,6%, nel complesso, per effetto dell’inflazione, la contrazione subita dai salari reali dei toscani sale a -7 punti percentuali.

L’ingiustizia distributiva è freno per la ripartenza economica. Il colpo inflazionistico che ha tagliato le gambe ai salari, ha inciso molto meno sul capitale. Lo mette in evidenza l’Irpet, che parla di evidenza empirica, sottolineando che “per ogni unità di prodotto venduto, le imprese hanno mantenuto inalterati i propri margini di guadagno, trasferendo sui prezzi di vendita i maggiori costi degli input”.
“I prezzi di vendita – si spiega nel Rapporto – sono, quindi, cresciuti in linea con i costi variabili per unità di prodotto, ma hanno avuto una dinamica più accentuata rispetto al costo del lavoro per unità di prodotto. In questo modo le imprese sono riuscite a difendere il proprio mark up, mentre i lavoratori, al contrario, hanno subito una significativa compressione reale del loro salario che, oltre a porre una questione di giustizia distributiva, rappresenta un
freno alla ripartenza dell’economia”.

Cosa succederà nel prossimo biennio? Le previsioni restano tuttavia positive, secondo l’Irpet, ma deboli, dal momento che, dal punto di vista del Pil, gli indicatori congiunturali portano a ritenere possibile un andamento piatto o debolmente positivo, nel primo semestre del prossimo anno. mentre, nella parte finale del 2024, si potrà constatare “una
moderata accelerazione in connessione con la ripresa del commercio internazionale e dell’allentamento della stretta monetaria. Secondo le previsioni del modello econometrico utilizzato dall’Irpet, “il prodotto interno lordo toscano dovrebbe segnare un aumento in termini reali di +0,8% tanto nel 2024 che nel 2025”, in linea con le previsioni del dato di crescita a livello nazionale. Proiezioni che si connotano tuttavia per ampi margini di incertezza, che potrebbero giungere dal deteriorarsi delle tensioni geopolitiche già drammatiche, con ricadute sia sulla fiducia di imprenditori e famiglie sia sul costo del petrolio con imprevedibili effetti a cascata, ma anche da una “accelerazione della discesa dei tassi di interesse che anticiperebbe gli effetti positivi dell’allentamento della politica monetaria”. Infine, il vero problema resta la discesa del potere d’acquisto dei salari, che continuerà anche nel 2024, per poi stabilizzarsi nel 2025, in cui tuttavia resterà sempre, a livello di salario medio, con meno 7 punti di potere d’acquisto rispetto al 2021.

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