Firenze – Si va veramente fatica a trovare qualcosa di positivo nei dati sull’occupazione in Toscana contenuti nel 4° rapporto Ires per la CGIL Toscana e presentati oggi nella sede regionale del sindacato, alla vigilia della manifestazione indetta per protestare contro le misure del Governo sul mercato del lavoro. La situazione in un’unica battuta? “Il mercato del lavoro stagna e non si riduce la precarietà”, dice Daniele Quiriconi responsabile Mercato del lavoro della segreteria toscana.
Il rapporto Ires fotografa una situazione nella quale il tasso di disoccupazione al 30 giugno 2014 è cresciuto dell’1,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, toccando quota 9,7. Nei primi sei mesi dell’anno i licenziamenti collettivi sono stati 13mila. In totale sono ora 38mila i lavoratori toscani a rischio disoccupazione per la scadere della cassa integrazione in deroga.
Un mercato del lavoro dunque ancora debole dove nello stesso periodo considerato gli avviamenti totali sono cresciuti dell’11%, sulla stessa linea del 2012, “fenomeno che sembra risentire più di condizioni stagionali che strutturali anche in relazione alla qualità del lavoro”. E, infatti, diminuiscono i contratti a tempo indeterminato (11,2% del totale, contro l’11,8% del 2013), mentre resta inalterato al 35% la quota delle forme precarie dei contratti di lavoro (con l’eccezione del lavoro a progetto che fu oggetto della riforma Fornero).
I contratti a termine, liberalizzati dalle misure del governo Renzi, sono sensibilmente cresciuti (+12,96%) ma questo aumento – sottolinea l’Ires – non ha avuto alcun effetto di riduzione delle altre forme di lavoro, soprattutto perché il 61% ha una durata massima di 88 giorni, gli altri fino a u mese e addirittura il 16% ha durata fino a 1 giorno: nulla di cambiato rispetto all’anno scorso. Sono in calo anche le trasformazioni dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, che già erano basse (circa il 15% del totale): -17 per cento. Per quanto riguarda la Cassa integrazione si sta profilando un nuovo record, perché con 39,174 milioni di ore, nei primo otto mesi si è già superato il dato temporalmente equivalente del 2013 (+3,81%).
Sul fronte – assai esiguo – dei dati positivi l’Ires inserisce la buona performance dell’export , ma che “non coinvolge l’intero sistema economico”, la vivacità del mercato innovativo per la nascita di start up, piccole imprese altamente innovative, che contribuiscono a un miglioramento dell’occupazione nell’industria manifatturiera e un leggero miglioramento nella situazione del credito, con la ripresa degli impieghi, che potrebbe significare l’inizio di un cambiamento rispetto al calo impressionante degli ultimi tre anni.
Sono dati che portano molti argomenti alle posizioni sindacali sulla riforma governativa del mercato del lavoro: “La manovre sul mercato del lavoro non hanno ridotto l’aliquota dei contratti di natura precaria, non hanno ridimensionato i licenziamenti e la situazione è rimasta invariata – ha detto Quiriconi – e il motivo è che ci vuole prudenza nell’intervenire sul mercato del lavoro in tempo di crisi perché non si può far ripartire una macchina che sta finendo la benzina, inserendo olio nei serbatoi”.
Che cosa si dovrebbe fare al posto di rischiose manovre sulle regole, secondo Fabio Giovagnoli, direttore di Itres Toscana, è abbastanza chiaro: “Una manovra finanziaria che sposta ingenti risorse sul versante privato scommettendo su una risposta in investimenti niente affatto sicura o su incentivi alle assunzioni già sperimentati, non ha grande respiro: ci vorrebbe un piano straordinario di investimenti pubblici in settori strategici con risorse da reperire anche attraverso una più efficace lotta all’evasione fiscale”.