Premesso: gli effetti del recente referendum sono ancora in parte da decifrare. E gli strumenti abrogativi, abrogano appunto creando parziali vuoti decisionali colmando i quali non è garantito il miglioramento. E, soprattutto, in sede ri-legislativa i nostri parlamentari ci hanno nel tempo dimostrato che possono ri-cambiare le carte in tavola, con buona pace dell’esito bulgaro delle urne. Ciò detto, è possibile ora tornare indietro, dalla altisonante e a capitale misto (nonché quotata in borsa) Iren alla municipalizzata della porta accanto (bei tempi però quelli di Agac), scorporando la gestione dell’acqua dal pacchetto complessivo dei servizi erogati? La domanda è legittima perché un variegato mondo di comitati e partiti (e singoli rappresentanti di altri partiti anche se in via non ufficiale) si apprestano, almeno nelle intenzioni, a dare il la ad un referendum cittadino in questo senso. Il sindaco di Reggio, Graziano Delrio, è già stato chiarissimo: indietro non si torna. I complessi processi aggregativi degli ultimi anni, il faticoso equilibrio politico-economico-geografico trovato, il drastico taglio dei finanziamenti romani agli enti locali creano un mix tale in cui trovare una soluzione alternativa a quella fino a ieri ipotizzata (l’ingresso consistente di capitali privati nella gestione dell’acqua, il 7% di rincaro automatico della bolletta per “premiare” il rischio e via dicendo), risulta materia da azzeccagarbugli. Anche perché, almeno dalle nostre parti, i servizi dovrebbero restare di qualità e l’ammodernamento del sistema costante. Insomma, soldi pubblici non ce ne sono più e bisogna ingegnarsi (da questa, se vogliamo discutibile trovata d’ingegno, dipende per esempio il caro-bolletta, deciso sostanzialmente dai 45 sindaci della nostra provincia) in tutti i modi. Il futuro è incerto, le strade aperte e per ora oscure, basta leggere i toni delle dichiarazioni dei soggetti che contano nel settore. Certo, in questo sistema che torna in bilico ci potrebbe essere comunque un buon centro di gravità permanente da cui ripartire tutti assieme: obiettivamente, i guadagni dei manager Iren sono esageratamente elevati. Davvero, esageratamente. Bisognerebbe suggerirlo anche ai professionisti della protesta internazionale, che bruciano in piazza le bandiere d’Israle o fanno prova di uova strapazzate contro la Provincia per le visite a Gheddafi. Legittimi di protesta internazionale (legale) fin che vogliono. Ma guardare ogni tanto in casa propria e indignarsi per problemi la cui soluzione reale potrebbe anche passare dai loro cortei, non sarebbe così male
16 Giugno 2011
Iren, piove sul bagnato
Un variegato mondo di partiti e comitati annuncia il referendum cittadino per scorporare la gestione dell’acqua dalla multiservizi. Ma il rimedio sarà meglio del male?
2 minuti di lettura