Iren, nuova governance e gli “eroi” di sala Tricolore

Passa la nuova governance ma la maggioranza boccia incredibilmente il tetto ai maxi stipendi dei manager Iren. Controcronaca su non eroi

Non fosse che sembrerebbe accanimento terapeutico e che abbiamo di recente esteso un invito alla non belligeranza, la prurigine di decrittare i resoconti dei giornali sull’ultimo consiglio comunale di Reggio, quello dedicato alla “nuova” Iren, sarebbe irresistibile. In più alcuni colleghi, quelli con minor spirito autocritico, sono oltremodo permalosi e allora teniamoci sotto tiro.

Resoconti al limite della risata non fosse sempre che qui si parla di cose serie, in primis di servizi essenziali e bollette sempre più esose. Ma veniamo ai fatti: sala Tricolore ha liquidato positivamente le novità che toccheranno gli organigrammi della mulservizi non senza perder per strada alcuni apolidi della maggioranza. D’accordo, in cerca di una visibilità altrimenti impossibile ma proprio per questo a volte in grado di scegliere dopo aver ragionato con la propria testa.

In soldoni: la nuova governance allarga sì le maglie della partecipazione verso il basso, ma al contempo consegna ancor più potere nelle mani dei soliti noti, i super manager alla Andrea Viero per intenderci, l’uomo super-protetto che a suo dire ha fra le proprie mani consegne e responsabilità superiori a quelle del Presidente degli Stati Uniti. Nella stessa seduta, la maggioranza ha anche bocciato i pur ragionevoli tetti agli stipendi d’oro di Viero e compagnia sonante e addirittura gli extra-benefit degli stessi, non si sa mai che vadano in miseria.

Sarebbe stato lo stesso sindaco-ministro Graziano Delrio a sollecitare la presenza dei membri Pd per non far mancare ancora una volta il numero legale che avrebbe posto più d’un punto interrogativo sull’effettiva volontà di portare a termine le presunte novità. Le gesta epiche di questi eroi di sala Tricolore non sfigurerebbero nella Batracomiomachia, così come la loro proverbiale sordità nel portare a termine, davanti alla possibilità di opzioni differenti dagli ordini di scuderia, qualcosa vagamente di sinistra, così come invocato di recente da Matteo Renzi.

D’accordo, coraggio e intelligenza non si comprano e non ci sono scuole di partito che li possano insegnare ma perché non votare emendamenti di assoluto buon senso come quelli anti stipendi d’oro? Solo perché partoriti dai banchi delle opposizioni? L’aria sta cambiando, anche dalle nostre parti e non accorgersi del respiro corto di cordate, correnti, appartenenze e ubbidienze acritiche, potrebbe costare molto caro in termini politici. A breve

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