Le dichiarazioni post-voto sono bellicose assai, complice probabilmente anche l’enfasi del momento. Fatto sta che la vittoria grillina in quel di Torino, città con la quale si regge anche dalle nostre parti il patto politico e finanziario su cui si fonda il sistema Iren, fa spirare apparentemente venti di guerra.
Intanto la neo-sindaco torinese Chiara Appendino, ha messo sul chi va là i due campioni del credito nazionale: le Fondazioni azioniste di Intesa e Unicredit. Il Comune di Torino ha un peso enorme negli equilibri, nella governance delle due grandi Fondazioni della città: nomina due consiglieri nell’ organo di indirizzo nella Compagnia di San Paolo e tre in quello della Crt. Non solo, ma nella prima è tradizione consolidata che il sindaco della Mole indichi il presidente. La Compagnia di Sanpaolo è il socio numero uno della prima banca italiana, Intesa Sanpaolo, con il 9,9% del capitale e il potere di nominarne il presidente (l’attuale è il torinese Gian Maria Gros Pietro). Crt è invece azionista di Unicredit con il 2,5%, ed esprime un vicepresidente (Fabrizio Palenzona). Per l’intero Nord Italia sono due potenze: hanno un patrimonio rispettivamente di 5,8 e 2,2 miliardi, e controllano altre quote strategiche in santuari della finanza nazionale. Crt, per esempio, detiene l’ 1,2% delle Generali e il 5% in Atlantia (la holding di Autostrade).
E la prima stoccata non a caso arriva nei con fronti di Francesco Profumo (presidente Iren fino a poche settimane fa ed oggi presidente della Compagnia di S.Paolo) con un avviso di sfratto e la richiesta “di fare un passo indietro”. Ma la seconda stoccata è arrivata direttamente in casa Iren, di cui il comune di Torino è il principale azionista. E va all’indirizzo del neo-presidente Paolo Peveraro (scelto da Fassino), eletto di recente nel valzer del rinnovo delle nomine che ha coinvolto lo stesso Profumo.
La polemica si inserisce nella partita (di cui si sono perse le tracce) della costituenda società mista per la gestione dell’acqua dopo la bocciatura della soluzione acqua (tutta) pubblica. Anche se molto difficilmente potrà accadere qualcosa almeno a breve.