C’è un elemento abbastanza evidente anche se non esplicitato tra le pieghe del piano industriale di Iren al 2020 che sta circolando nelle redazioni e che comincia a vedersi pubblicato con la consueta tecnica del copia e incolla (inevitabile degenerazione giornalistica anche da noi subita): cioè che la multiservizi ha fatto i conti senza l’oste. Sapendo in anticipo evidentemente che il titolare dell’osteria non riuscirà a battere cassa.
Ovvero dando per scontato che non solo la partita dell’acqua sarà ampiamente sua ma anche che proprio su quella fonte (è il caso di dirlo) di guadagni e remunerazioni interne il piano poggia le basi per essere sventolato con toni così trionfalistici.
Il piano in particolare punta a una crescita dell’Ebitda pari a circa 220 milioni di euro, che porterà il margine operativo lordo del gruppo a 860 milioni (Cagr 5,1%). L’85% di tali risultati verranno conseguiti entro il 2018. L’utile del gruppo è previsto in costante aumento con l’obiettivo di arrivare al 2020 a un sostanziale raddoppio rispetto al 2014.
Questi i primi tre paragrafi redatti alla guisa di scribi bizantini; il tutto si sarebbe potuto dire al massimo in tre, molto più comprensibili righe: “Il consiglio di amministrazione di Iren ha approvato il Piano Industriale al 2020, una sorta di “ponte” verso la nuova multiutility che, attraverso continua innovazione, razionalizzazione ed efficientamento dei processi interni, selettività degli investimenti per profittabilità e attenzione verso le nuove esigenze dei clienti, mira a divenire polo aggregatore e motore dello sviluppo nei territori di riferimento.
Il gruppo lancia un piano di profondo rinnovamento chiamato “performance improvement”, trasversale a tutte le aree di business che, attraverso l’ottimizzazione di processi già individuata, la razionalizzazione societaria e significativi investimenti in infrastrutture, sistemi e IT, porterà all’ottenimento di importanti sinergie di costo insieme ad un’azienda più snella, veloce e focalizzata, in grado di cogliere con maggiore efficacia le sfide future.
Il ruolo del cliente nel rapporto commerciale sta cambiando: da soggetto passivo si trasforma in soggetto attivo. Iren mette in campo strumenti innovativi e partecipativi tali da creare una customer-experience più coinvolgente e appagante. L’obiettivo è quello di trasformare la fornitura di una commodity in un servizio personalizzabile e ad alto valore aggiunto, diminuendo il churn-rate e aumentando l’appeal del gruppo verso i prospect”.
Il resto ve lo risparmiamo, certi che avete abbandonato la lettura al primo capoverso. Venerdì pomeriggio la seduta dell’apposita commissione consiliare sul caso. Un caso, ci sembra di capire, ampiamente chiuso.