Fa sempre un po’ ridere vedere come tutti si lambicchino il cervello per capire in quale settore sia meglio investire per ottenere lauti guadagni con poco sforzo, quando gli imprenditori furbi, quelli veri, nel frattempo stanno già sfruttando di brutto le vacche più grasse di tutte; quelle che, quando saranno ormai sfinite dal troppo latte munto, saranno infine sbandierate sul mercato come scommessa per il futuro.
Oppure, messe con tanta pubblicità sociale a morire di vecchiaia e crepacuore in qualche riserva etica e corretta, dopo un po’ di mea culpa e tanta finta indignazione. Detto questo noi, come sapete, siamo quelli della concretezza, e non temiamo di fornirvi gratuitamente indicazioni utili da mettere subito in pratica. Il filone in cui vi consigliamo di investire oggi, molto caldo anche se non esattamente nuovo, è nato tanto tempo fa ma non accenna a inaridirsi: è quello dell’insicurezza femminile, nella quale in tantissimi intingono il pane quotidiano.
Certo, non è stato il frutto di una scommessa audace, uno sparo nel buio: il settore è stato creato e coltivato con grandissima cura e tanta, tanta pazienza, nel corso dei secoli. Sono partiti dal ruolo di paziente lavoratrice zitta e muta con fianchi larghi atti a figliare abbondante, per poi, attraverso quello di madre e maestra, approdare attraverso la bellissima pensata del femminismo a quello della donna che insegue i suoi sogni e si autodetermina con forza e vigore; ovvero, invece di prendere atto delle proprie diversità di genere (e solo di quelle), sommare strato su strato, more cipolla, le richieste e le debolezze di ogni passata trasformazione e inserirle in una confezione che oggi deve essere altissimamente competitiva, per soddisfare, oltre agli imperativi biologici, quelli familiari, quelli relazionali e di coppia, anche quelli estetici, produttivi, manageriali e dio solo sa cosa altro potrebbe essere richiesto a breve.
Forse, domani vorremo tutti la donna taglia 42 con quinta di seno e lavasciuga incorporata,e bisogna essere pronte per quel giorno, per bruciare la concorrenza. Pena, restare sole, sconfitte, umiliate, a fare la calzetta e relegate al ruolo subalterno se va grassa di segretarie dell’industrialotto brianzolo da un miliardo l’anno, e senza il Signor Grey di turno che entra e ti sbatte come un tappeto persiano, pardon, iracheno; al massimo, il bassettone col riportino e l’Audi S8, che va già bene, intendiamoci. Il tutto mentre bombe atomiche come Sex&The City ti spiegano come se non ti scopi almeno 3 diversi tamarri a settimana e non fai l’ape sulla terrazza di Brooklyn sei decisamente più out di tua nonna buonanima. Sorvolando sul fatto che tua nonna buonanima ha trovato l’amore in 10 minuti 10 con un invito a ballare in apposita sala balera. No; oggi se non ti conformi assolutamente alla necessità di essere anticonformista, sei spacciata come un avannotto di fronte al luccio.
Come diceva Anita Roddick, prima gli abiti erano confezionati sul corpo femminile; oggi, è il corpo femminile ad essere ritagliato su misura per gli abiti. E’ un mondo in cui la taglia 42 è considerata comoda e molto “donna media”. Da chi? Ma dalle donne, ovviamente. A parte qualche appassionato di levrieri e di film di Lars Von Trier o di complessi tedeschi tecnopop, a nessun uomo frega niente della donna magra e filiforme; specialmente l’italiano medio ha inciso nel DNA l’istinto alla riproduzione per la donna di caviglia forte e fianchi larghi e torso bel piazzato. Certo; esistono anche gli uomini che guardano agli addominali scolpiti femminili come alla cosa più eccitante che ci possa essere. In quanto caratteristica virile, beninteso; segno che sono caduti anche loro sotto la falce spietata del marketing dell’insicurezza femminile, e si sono trasformati.
Le possibilità di investimento in questo vastissimo mercato sono davvero infinite, date le tantissime segmentazioni e nicchie create dallo stesso. Si va come già detto dalla moda all’industria cosmetica (gargantuesca, debordante sul maschile e a breve anche sull’infanzia, segnatevela, questa profezia), all’alimentazione (macrobiotica, vegetariana, vegan, crudista, breathariana: non c’è limite), al salutismo di ogni genere, alla fitness, alla medicina alternativa, alla cultura di genere, agli spettacoli libri dvd fumetti film convegni conferenze sulla donna sfruttata bastonata violentata rapita inquisita differenziata schiavizzata, insomma: le possibilità, lo avrete capito, sono infinite. La cosa migliore, più pulita e più remunerativa, è naturalmente farsi promotori delle necessità e ferite delle donne per vendere in quanto così si riesce a vendere il prodotto senza che neppure venga riconosciuto come tale, anzi, si passa per chi invece sensibilizza al problema.
Un giro d’affari pressoché infinito, per un mercato che si autoalimenta e non sembra voler finire mai; l’unica cosa che potrebbe incrinarlo sarebbe svegliarsi in un mondo in cui le donne siano considerate semplicemente persone, ciascuna con le sue caratteristiche. Ma questo, investitori, non abbiate paura! Non avverrà mai.