Investimenti esteri, meno operazioni, ma il capitale è a livello prepandemia

Firenze – Diminuiscono le operazioni, ma cresce il capitale investito in Toscana dall’estero. E’ questo uno dei dati di spicco emersi nel corso dell’Annual Meeting di Invest in Tuscany, lo “sportello” che oggi fa parte della Direzione regionale per la competitività territoriale della Toscana ed autorità di gestione, in stretto raccordo con la stessa presidenza di Regione Toscana, e che si occupa di seguire le aziende che investono sul territorio.

In Toscana gli investimenti nel 2022 sono quasi tornati ai livelli pre pandemia seppur in calo in termini di numero di operazioni: 54, di cui 30 quelle estere, per 2 miliardi di capitale investito (nel 2021 i progetti di investimento sono stati 86 per un totale di quasi un miliardo investito). I settori leader sono quelli tradizionali: moda (16), turismo e real estate (8), scienze della vita (7), agroalimentare (6). Firenze si conferma in testa con 16 progetti, seguono Arezzo con 9 e Pisa con 7.

Nel 2020 le regioni del Centro hanno raggiunto 72 miliardi di euro di stock di capitali esteri investiti nel loro territorio; di questi quasi 18 miliardi sono stati attratti dalla Toscana, ovvero un quarto del totale. In Toscana, nel 2019 le Multinazionali estere risultavano proprietarie di quasi 2,9mila unità locali (2.875), e occupavano più di 81mila addetti (4,8 % dell’occupazione totale regionale). La Toscana occupa il 4° posto nella classifica nazionale, subito dopo la Lombardia, la Liguria e il Lazio, in termini di valore aggiunto prodotto dalle multinazionali toscane rispetto a quello di tutte le imprese presenti in regione. Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna sono i primi tre investitori esteri che hanno scelto la Toscana come regione preferita in cui localizzare le proprie unità produttive.

Il presidente Giani, intervenuto in avvio di convegno, ha sottolineato l’integrazione tra le grandi imprese multinazionali estere ed il sistema produttivo toscano. “Come sappiamo il tessuto economico e imprenditoriale toscano è fatto di micro, piccole e medie imprese altamente integrate con le multinazionali che, dal canto loro, basano gran parte della propria presenza sui rapporti con l’indotto ed il sistema della ricerca. Prendiamo ad esempio la nautica. Per la rifinitura di yacht ed imbarcazioni tante grandi imprese possono contare sulla qualità, manualità e artigianalità di tante aziende dell’indotto. La definirei una ‘santa alleanza’ tra gli investimenti delle grandi multinazionali ed il tessuto produttivo composto da tante piccole e medie realtà”. Ha poi evidenziato l’impatto delle grandi aziende. “C’è il fondo Melrose – ha aggiunto – che ha prodotto l’inqualificabile situazione della GKN, ma ci sono anche la Baker Hughes, la Solvay, la Ecopol e la Eli Lilly e tante altre ancora poi nel settore moda. Tante imprese che con i loro investimenti hanno mutato il volto dei territori. La Toscana spalanca le proprie porte anche sul piano culturale e non solo strettamente economico. In prospettiva diventa importante consolidare tutto questo e ampliarlo. E, da più di dieci anni, Invest in Tuscany, grazie alle sue professionalità, accompagna e segue le aziende che intendono creare nuova opportunità e che auspichiamo possano aumentare. Consideriamo – ha concluso – che col nuovo settennato della programmazione Fesr, circa 600 milioni di euro saranno messi a disposizione delle imprese, a testimonianza del nostro impegno per supportare lo sviluppo della Toscana”.

In base ai dati raccolti da Svimez e illustrati da Stefano Prezioso nel corso dell’iniziativa, “Nel 2021 i flussi di investimenti diretti esteri nel mondo hanno più che recuperato (+64%) il crollo del 2020 (-35%) ma le prospettive per il 2022 non sono incoraggianti a causa della guerra in corso (WIR 2022, UNCTAD). La Toscana attrae più capitali esteri (il doppio) rispetto di quanti non ne investa all’estero. In Toscana le multinazionali non cercano manodopera a basso costo, anzi si posizionano nella fascia alta”. Un sistema economico radicato sul territorio che nel 2019 ha contribuito al 20% del valore aggiunto prodotto sul territorio, pari a 11,2 miliardi di euro. A cui si aggiungono altri 4 miliardi di euro tra indotto e valore aggiunto prodotto indirettamente. Tradotto: per ogni milione di euro di PIL prodotto in Toscana circa 130 mila euro sono attivati dalle multinazionali estere.

Secondo Paolo Tedeschi, direttore regionale per la competitività territoriale della Toscana e autorità di gestione e Rappresentante della Conferenza delle Regioni e Province Autonome nel Comitato Attrazione Investimenti Esteri, “lo sforzo per aumentare la capacità di attrarre i capitali esteri, ma soprattutto di consolidarli e mantenerli nel tempo, deve essere fatto non soltanto da quelle regioni che, come la Toscana, hanno deciso di investire in politiche dedicate e a livello organizzativo con Invest in Tuscany, ma va allargato a tutto il paese. La task force con gli altri dirigenti regionali presso la Conferenza delle Regioni, nonché l’attività presso il Comitato Attrazione Investimenti Esteri, sono elementi centrali per l’Italia intera. Così come è molto positiva la riconferma della struttura ministeriale che si occupa deli attrazione investimenti esteri, con la quale portiamo avanti un dialogo costante”. “Alle competenze toscane in materia – ha aggiunto Tedeschi – deve infatti aggiungersi il dialogo con le istituzioni centrali perché le norme sono nazionali e molti incentivi vengono definiti a quel livello”.

Filippo Giabbani, responsabile del Settore Attività Internazionali e di Attrazione degli Investimenti, dopo aver illustrato i dati del 2022 e le tendenze in atto (quadro complessivo caratterizzato da grande incertezza con prospettive non buone per quanto riguarda gli investimenti diretti globali a causa delle crisi geopolitiche ed economiche in corso), ha spiegato i passi sui quali dovrà concentrare l’attenzione Invest in Tuscany. “Le priorità sono il mantenimento e lo sviluppo dei progetti degli investitori già presenti in Toscana. A tal fine è stato sottoscritto il protocollo d’intesa con Confindustria che prevede di incentivare il mantenimento delle multinazionali già presenti, aumentare a livello locale la conoscenza di ruolo e potenzialità non solo a livello economico ma allargandola ai programmi di sostenibilità ambientale, economia circolare e welfare, agevolare lo scambio di esperienze tra Regioni e istituzioni nazionali (migliori procedure amministrative e autorizzative, accordi di mantenimento e consolidamento delle attività, proposte legislative, fiscali e promozionali), creazione dell’Advisory Board di Invest in Tuscany, comitato consultivo regionale che si occuperà di favorire il confronto e la risposta istituzionale alle esigenze delle imprese estere o di rilevanza nazionale presenti o che intendono investire in Toscana. Inoltre il rilancio della ricerca proattiva di nuovi investitori ed il lancio di una nuova misura di incentivazione per le imprese che vengono ad investire in Toscana, gli ‘Accordi di localizzazione’ finanziati dal FESR”.

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