Interviste a pagamento, capigruppo regionali a giudizio

In sette davanti alla Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, che contesta 140mila euro di spese illegittime.

Sette capigruppo davanti alla Corte dei Conti per il caso delle interviste a pagamento. E’ iniziata oggi la discussione davanti al collegio della sede giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna nell’ambito del procedimento sull’acquisto di spazi di programmazione resi disponibili dalle emittenti televisive locali dal 2010 al 2012 ai gruppi consiliari della Regione. I capigruppo dell’Assemblea legislativa citati in giudizio a fine 2013 sono Marco Monari (ex capogruppo Pd), Luigi Giuseppe Villani (Pdl), Gian Guido Naldi (Sel), Roberto Sconciaforni (Fds), Silvia Noè (Udc), Mauro Manfredini (Lega Nord) e Andrea Defranceschi (M5S). La decisione è attesa dopo l’estate.

La procura (presieduta da Salvatore Pilato) contesta circa 140mila euro di spese illegittime, di cui la metà è riferita alla sola Lega Nord. Le risorse impegnate, in sostanza, per i pm contabili non rispettavano il vincolo di destinazione delle spese, cioè il funzionamento del gruppo stesso. Sulle interviste a pagamento indaga anche la Procura ordinaria.

L’accusa ha inoltre aggiunto in aula che per il pagamento delle interviste “c’è un problema di liceità finanziaria. Sono spese non solo illegittime, ma anche illecite per nullità contrattuale”, in quanto l’unica categoria ammessa dalla legge è quella dei “messaggi autogestiti a pagamento, altrimenti si incappa in una nullità sulle cause contrattuali”. Per la difesa (avvocati Cristiana Carpani e Antonio Carullo) l’impostazione della Procura della Corte dei conti “trova degli ostacoli” perché “non c’è dolo, né colpa grave, né violazione delle norme. L’uso dei soldi è stato infatti coerente con quanto deciso e direttamente individuato dall’Assemblea legislativa”. Inoltre, a detta dell’avvocato Carpani la Procura “confonde la comunicazione politica con i messaggi politici a pagamento, che hanno regole specifiche e tempi di un certo tipo, oltre all’assenza del contraddittorio”, ha specificato il legale riferendosi alla legge sulla par condicio del 2000. “La normativa è ispirata a garantire parità in periodo elettorale o referendario, queste comunicazioni politiche invece erano in un periodo tranquillo. Inoltre – ha aggiunto l’avvocato – il principio di gratuità dell’informazione politica non si applica alle emittenti radiofoniche locali, come previsto dal legislatore”.

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