Parla l’assessore Ciuoffo, il destino delle imprese si chiama 4.0

Firenze – Il Piano nazionale Industria 4.0 ha fra i suoi protagonisti il Sant’Anna di Pisa, ma ogni graduatoria internazionale purtroppo colloca la Toscana in posizione arretrata rispetto alle “punte” europee, definendola “innovatrice moderata”. Non sta né in testa, né in coda. Il quadro è aggravato dal fatto che ogni indagine congiunturale mostra che gli investimenti produttivi restano deboli. Cosa può fare la Regione in termini di politica industriale per “tirare la volata” del cambiamento? Ne parliamo con l’assessore alle attività produttive della Regione Stefano Ciuoffo.

 La Toscana non appare mai in pole position nelle graduatorie per l’innovazione. In una situazione come questa serve uno sforzo straordinario della Regione e dei soggetti economici per avviare la “rivoluzione” che dovrebbe condurre le imprese verso processi sempre più automatizzati. Facciamo il punto su risorse pubbliche (complessive) che investirete e idee in campo.

“Non concordo su quanto afferma visto che in Toscana ci sono delle eccellenze e la Commissione Europea proprio in questi giorni ha riconosciuto il ruolo di Digital innovation Hub alla Regione Toscana grazie al suo impegno sull’industria 4.0. La Regione ha allocato negli ultimi anni il più grande quantitativo di risorse della sua storia nelle politiche di sostegno a RS&I (Ricerca sviluppo e innovazione) e a favore di investimenti produttivi. Le risorse complessive a favore delle imprese per le misure specifiche per RS&I raggiungono circa 650 milioni, a cui aggiungere quelle per garanzie investimenti e fondi rotativi, a cui aggiungere aiuti per internazionalizzazione. Oltre agli aiuti per risparmio energetico (intorno ai 35 milioni euro).

E le risorse?

Le risorse per la cosiddetta emergenza economia (garanzia per liquidità, microcredito di necessità) ammontano a circa 100 milioni di euro. Uno sforzo finanziario non ripetibile avvenuto nella fase di massima recessione ma che è politica strutturale perché durata nel tempo (dal 2008 al 2012 e continuata dopo). A luglio sono partiti 6 bandi da più di 90 milioni di euro complessivi. La Regione quindi ce la mette tutta e tra le associazioni di categoria c’è il giusto fermento e si moltiplicano iniziative per far conoscere ai loro associati le nuove opportunità”.

La Regione ha in mente un modello strategico per questa trasformazione delle nostre imprese notoriamente piccole e con difficoltà ad investire? Ad esempio un’azienda leader di medie dimensioni in settori strategici, network d’imprese, coworking. Possiamo provare insomma a immaginare un modello toscano di impresa 4.0?

“Tengo a chiarire che “4.0” è un processo di riorganizzazione del modo di fare produzione che coinvolge tutti i settori dell’economia e tutte le imprese. A prescindere dalla loro dimensione. Le grandi imprese lavorano con i loro fornitori, che spesso sono PMI. Quindi il “territorio” non è un ostacolo o un parametro che ha rilevanza. I bandi che mettiamo a disposizione sono aperti a tutti e non è precluso nulla alle piccole imprese, anzi. Ci sono tutte le leve per far sviluppare la propria attività. Abbiamo strutturato in tal senso, insieme ai soggetti coinvolti tra cui centri di ricerca e università, un’azione complessiva che punta a costruire un “ecosistema” Industria 4.0 che ha lo scopo di affiancare e accompagnare le imprese toscane, soprattutto quelle più piccole, dato che buona parte di quelle di maggiori dimensioni lo stanno già facendo, verso questa logica.

Quali sono i vantaggi per loro?

Per molte realtà è un mondo, per tanti aspetti, ancora completamente nuovo, un treno in corsa sul quale dobbiamo salire il più velocemente possibile sfruttando l’enorme potenziale in termini di competenze di cui il mondo scientifico toscano dispone. E’ avviato il lavoro della Piattaforma regionale Industria 4.0 quale strumento a 360 gradi: una struttura integrata di coordinamento del sistema pubblico di competenze a supporto delle imprese sulle materie del trasferimento e dell’innovazione tecnologica, della formazione tecnica e superiore, del lavoro. Nella piattaforma sono coinvolte molte direzioni regionali (Presidenza, Attività produttive, Ricerca e università, Formazione professionale e Lavoro), oltre a Irpet e agli organismi di ricerca universitari. Per chi vorrà seguire questa direzione sono previsti dai bandi criteri di premialità e priorità. Sarebbe importante che anche la domanda di investimenti da parte delle imprese fosse orientata, a livelli di graduazione e secondo un percorso progressivo, verso la digitalizzazione dei processi di produzione piuttosto che di erogazione dei servizi. Il rischio è che le poche risorse a disposizione si allochino su linee di investimento difensive, che già nel breve periodo potranno risultare perdenti; e che ci allontanano dagli standard dell’azione di modernizzazione dei processi di innovazione di impresa. L’obiettivo è “impresa 4.0”, indubbiamente; ma vediamo anche con quali tempi il sistema, nella sua integralità, ha realmente percepito della trasformazione in atto”.

A livello internazionale l’industria 4.0 è stata “inventata” dalla locomotiva tedesca per mantenere la propria leadership sui mercati. Serve dunque grande rapidità, anche alla nostra regione, solo per mantenere le proprie posizioni. La Regione si è data una “scaletta” di tempi e verifiche degli interventi?

“I dati che ho poco prima esposto danno il segno di quanto la Regione Toscana abbia colto la sfida con sollecitudine e risorse adeguate”.

Quali sono nella nostra regione le principali strozzature che possono impedire la “volata”? Come intervenire ad esempio sul rapporto fra imprese e università per far circolare brevetti, innovazione, ma anche skill? Confindustria ad esempio lamenta che le università toscane non sfornano abbastanza professionalità informatiche…

ciuoffo“Il punto nodale da sciogliere il prima possibile, è la creazione di un collegamento tra imprese, università, laboratori di ricerca, pubblici e privati. Il sistema della ricerca, pubblico e privato, è depositario di un consistente patrimonio di conoscenze e competenze e il loro trasferimento al sistema produttivo deve avvenire senza attendere altro tempo. Sappiamo benissimo che tra questi due sistemi ci sono alcune rigidità e difficoltà di dialogo, ma è altrettanto vero che la Regione può giocare un fondamentale ruolo di mediatore. Il momento del dibattito si è concluso, occorre adesso iniziare ad agire e la Toscana in questo nuovo mondo, all’avvio di questa nuova rivoluzione industriale, deve esserci”.

Nei recenti incontri realizzati dalla Regione con le associazioni di categoria è emerso che anche il settore terziario classico (commercio, turismo, trasporti) forte del suo apporto del 35% sul Pil regionale, chiede a gran voce di essere considerato nel novero dei potenziali imprenditori 4.0. Come possiamo immaginare un futuro innovativo per imprese (tradizionalmente) così poco innovative?

“La Regione mette a disposizione risorse e reti di cooperazione e collaborazione: sono le imprese che devono investire e adattarsi al nuovo paradigma produttivo, e, per quanto riguarda turismo e commercio, agli impatti di come si organizzano i consumi”.
4.0 non è una opzione, è per certi versi un “destino”. Sarebbe da chiedere: cosa fanno le imprese? Cosa fa il sistema del credito per favorire questo tipo di investimenti ?”.

In foto, l’assessore alle attività produttive della Regione Stefano Ciuoffo

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