Fondamentalmente, l’errore di Fabio Volo, e la fortuna delle mille persone che diversamente ogni giorno non avrebbero altro da postare se non amori traditi o gattini sinistrati, è stato uno solo: partecipare, non già come porta bibite ma addirittura sul palco, ad un Festival della Filosofia. E qui infatti che si è venuta a creare la frattura tra litalico amante della bella prosa e il suddetto ex conduttore televisivo, ex conduttore radiofonico, ex fornaio, ora acclamato autore che nessuno ammette di leggere, ma a quanto pare in molti crisi permettendo acquistano.
Si sa, noi siamo amanti delle belle arti e della prosa intelligente e colta, e valutiamo con occhio grandemente critico tutto ciò che non assurge a capolavoro dellumana conoscenza. Ma soprattutto, non è tanto questione di qualità, quanto di stile; avremmo capito si fosse trattato degli sproloqui prolegomenici di un Baricco, o di un Gramellini che spiegando le virtù digestive del carciofo cita il Simposio, ma la presunzione altrui, quellessere fuori dai luoghi consueti, proprio non ci va giù. E allora la massacriamo quotidianamente sui vari Social Network, ovviamente facendo un sacco di pubblicità, ma in fondo che importa? Eppure, Volo e i suoi epigoni in fondo non fanno nulla di male; anzi, il loro narrare parla del vissuto quotidiano di ciascuno di noi, come potrebbe non fare presa? Come potrebbe non vendere un libro in cui si parla da persona a persona, con semplicità, con onestà? In una pagina memorabile, Volo parla di come sia facile, dopo la doccia, tagliarsi le unghie dei piedi, ora morbide. Ma non è il solo. Ricordiamo la Littizzetto dal suo salotto faziano spiegare allItalia intera le tecniche per fare pipì senza fare né rumore, né schizzi. E basta concentrarsi dieci minuti per trovare altri cento esempi di questo fenomeno.
Ergo, siamo dentro ad un loop interminabile: io editore vendo cose mediocri; ne deduco che gli acquirenti siano mediocri, e produco e vendo cose mediocri; il pubblico, reso via via più mediocre, compra roba sempre più mediocre e così via, in un crescendo rossiniano. Segno certo che siamo finalmente approdati al postmodernismo; se il modernismo badava al sodo e concretizzava le cose concrete, noi abbiamo finalmente realizzato il contrario della poesia, che trovava il senso del meraviglioso in ciò che era altrimenti ordinario e banale, e distilliamo quanto più ordinario e banale cè nellesperienza quotidiana, che diversamente rischierebbe pure di essere meravigliosa.
Carlo Vanni