Internet sicuro: piano di vigilanza contro il cyberbullismo

Prato – Ricorre oggi la sedicesima edizione del Safer Internet Day la giornata mondiale per la sicurezza on-line istituita dalla Commissione Europea e che si celebra in oltre 100 paesi del mondo. Una data scaturita soprattutto dalla necessità  di sensibilizzare gli adulti ad un uso consapevole e responsabile della rete per venire incontro alle esigenze dei ragazzi che sempre più in tenera età “navigano”  in internet senza conoscerne i pericoli.

Ospite qualche giorno fa a Prato al Convegno sul Terzo Settore organizzato dall’International Kiwanis Club il professore  Giancarlo Pavano docente ed esperto di bullismo e cyberbullismo, fenomeni allarmanti e sintomi di disagio giovanili.
Lei è anche autore  del libro “ La scuola che sogno”, come mai questo titolo? 
«Ho chiamato così questo mio lavoro perché da docente, la scuola che immagino e che vorrei è quella capace di ascoltare e far risuonare la voce di chi è fragile e “diverso”; un luogo in cui si possano risolvere i conflitti rispettando le regole. Una scuola che riesca a rendere i nostri figli “abili  alla vita”.»
Com’è a suo parere la realtà  scolastica italiana riguardo al fenomeno del bullismo e cyberbullismo?
«In Italia abbiamo ideato un protocollo il PIOS (Protocollo Integrativo Organizzativo a Scuola), insieme alla dottoressa Adriana Battaglia e al generale in congedo Luciano Garofano che intende fornire agli insegnanti  e al personale scolastico un’adeguata formazione didattico-metodologica qualora si trovino dinanzi a situazioni critiche di bullismo e cyberbullismo. Una serie di strumenti operativi ed organizzativi e non solo teorici per i docenti. Diciamo che stiamo lavorando sul territorio nazionale perchè sempre più scuole lo adottino,ma non è semplice.»
Intanto però si parte…
«Dopo anni di seminari formativi, convegni informativi molto utili ma non in grado di trasmettere modalità operative ed organizzative ai docenti, trasmissioni televisive, articoli sui giornali e post di sensibilizzazione sui social, nasce nel 2017  il “PIOS”. Si tratta di coinvolgere efficacemente il personale scolastico, lo psicologo della scuola, le famiglie, gli studenti e il territorio nella prevenzione e contrasto ai fenomeni di microbullismo, bullismo, cyberbullismo, dispersione scolastica. Mettere finalmente l’educazione al centro dell’apprendimento; accrescere la sensibilità all’agire nell’immediato del personale scolastico per impedire il microbullismo, l’origine del bullismo.
Posso dire che finalmente si è passati al “fare”.»
È in questo contesto che lei parla  di  “un’alleanza educativa?”
«Sì è un piano di lavoro ed intervento che coinvolge i diversi attori del fenomeno, applica  la legge 71/2017, le Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto al bullismo e cyberbullismo e le disposizioni contenute all’interno della piattaforma Generazioni Connesse. Esso si basa sulla “prevenzione” per impedire sul nascere il microbullismo, l’origine del bullismo e sul “contrasto”ovvero regolamentare e mettere fine a quei fenomeni di microbullismo, bullismo e cyberbullismo attraverso sanzioni disciplinari commisurate alle infrazioni commesse dagli studenti.»
Quali sono le finalità del PIOS?
«Soprattutto  il recupero del bullo e la messa al bando dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo ad esso connessi; una fase che  è necessario sostenere, agevolando il più possibile il dialogo tra la vittima, i compagni di classe e l’adulto di riferimento. Si tratta di offrire una serie di soluzioni rapide garantendo  la privacy degli studenti, tutelando e valorizzando  il ruolo del personale scolastico. Un lavoro ad ampio raggio  per rendere efficaci ed operativi i progetti educativi nella scuola e nella società,rafforzando i contatti con le famiglie e collaborando con le agenzie educative del territorio.»
Un progetto importante ma le scuola di oggi sono pronte?
«Purtroppo nelle scuole, tranne che in rari casi, non c’è quell’interesse a cogliere questo disagio. Basterebbe mettere la parola fine al primo manifestarsi  di quel fenomeno che chiamiamo microbullismo riconoscibile da tutta una serie di atteggiamenti legati ai gesti e al linguaggio non verbale ( risolini, spinte tra compagni, occhiatine, sgambetti).
Sarebbe auspicabile che nelle scuole ci fosse uno spazio educativo dove docenti specializzati, “le sentinelle” possano far capo al Dirigente Scolastico e al referente di cyberbullismo; il ricorso ad un piano di vigilanza antibullismo con la piena collaborazione delle famiglie, e infine la creazione di un sito web della scuola con una sezione dedicata al bullismo e cyberbullismo a cui i genitori possano accedere senza difficoltà. Ma quello che mi piace sottolineare è il lavoro che in primis gli insegnanti sono chiamati a svolgere, ovvero rendere quanto più è possibile un clima sereno in classe. Perché oggi non basta più conoscere la materia di insegnamento. Si parte soprattutto da qui.»
In foto da sinistra G.Pavano, A. Battaglia, L.Garofano 
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