“Il futuro non esiste, il futuro va creato. Qui, ora, da voi”. Forte di questa convinzione, ben sintetizzata nelle parole della sua presidente Nadia Caraffi, l’associazione EWMD (European women’s management development) di Reggio Emilia ha coinvolto le studentesse del quarto anno delle superiori nel convegno “Ragazze digitali, idee per un futuro smart” svoltosi venerdì nell’ateneo di viale Allegri e dedicato al divario digitale di genere e ai suoi stereotipi, che tanto possono condizionare una ragazza nella scelta del percorso di studi.
L’associazione europea per la formazione manageriale femminile, attiva da poco meno di un anno anche nella nostra città, ha lavorato fianco a fianco con il dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari dell’università di Modena e Reggio dando vita a un momento di incontro e confronto con le giovani generazioni: lo ha fatto utilizzando gli strumenti propri degli adolescenti, sms e twitter (l’hashtag era #digitalgirls), con cui durante la mattinata gli studenti hanno fatto arrivare numerose domande e considerazioni ai relatori sui temi in scaletta, scelti per sensibilizzare le ragazze sulle prospettive di carriera nei settori legati all’informatica.
Alta la partecipazione delle scuole (tanto che l’aula magna dell’università non è riuscita a contenere tutti), provenienti anche dalla provincia modenese; da quella reggiana sono arrivati l’istituto d’arte di Montecchio, l’Einaudi di Correggio e il Cattaneo Dall’Aglio di Castelnovo Monti, oltre allo Spallanzani, al Moro e al Bus Pascal per la città.
In Europa il settore dell’ICT (Information and Communication Technology, ovvero Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) è l’unico che continua a crescere: eppure, sul totale dei laureati in informatica, gli italiani rappresentano appena il 18%. Guardando nel dettaglio, dati della Commissione Europea alla mano, si riscontra poi un trend negativo nella percentuale delle ragazze laureate in informatica sul totale di quelle laureate in Europa: siamo passati dal 25% del 1998 al 22% del 2006. A evidenziarlo è stata Maria Sangiuliano, project manager per politiche di genere dell’European Centre for Woman and Technology, che ha evidenziato quanto il mondo dell’informatica sia pervaso dall’elemento maschile: “La possibilità di fare uno sforzo di consapevolezza e di superare gli stereotipi di genere che influenzano le nostre scelte lavorative però esiste – ha aggiunto parlando alle studentesse – Esempi in questa direzione ne esistono già; dobbiamo metterci alla prova”.
Numerosi i dati su cui riflettere emersi nel convegno. Uno tra tanti l’ha messo in luce Flavia Marzano, docente di Tecnologia per l’Amministrazione digitale dell’università La Sapienza di Roma, ed è riferito al gender gap, il divario di genere, inteso come differenza di prospettive e possibilità dovute a nascere uomo o donna: ebbene, a tal proposito l’Italia è 71esima nel mondo dietro a Paesi come Sri Lanka, Madagascar, Macedonia, Singapore, Estonia, Laos, Federazione Russa, Brasile, Ucraina, Tailandia, Tanzania, Senegal, Messico. Tutti, a partire dalla nostra classe politica, dovrebbero interrogarsi su questo aspetto.
La Marzano ha ribadito come non esistano qualità maschili o femminili: ecco perché anche le studentesse di oggi, native digitali al pari dei colleghi uomini, dovrebbero iniziare a considerare internet uno strumento eccitante e creativo, utile alla costruzione di business, carriera, futuro. Dopo avere evidenziato con preoccupazione il sensibile calo di donne che oggi rispetto agli anni Ottanta si iscrivono alle facoltà scientifiche, la docente ha spronato le giovani a non perdere il potenziale enorme che la Rete mette loro a disposizione: “Il mercato dell’informatica è spaventosamente libero: in Europa ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro che non vengono coperti da europei ma da indiani. Importiamo competenze informatiche dall’estero perché qua non ne abbiamo a sufficienza: pensateci, ragazze”.
Non a caso l’università ha pensato di attivare un campus estivo di quattro settimane a partire dal 16 giugno 2014 a Modena nell’ambito del corso di laurea di Ingegneria informatica per guidare passo passo le ragazze alle nuove tecnologie e metodologie per la creazione di servizi digitali, con laboratori orientati alla multimedialità, alla sicurezza informatica e al software open. Ne ha parlato alla platea l’ideatore, Michele Colajanni, direttore del Centro di ricerca sulla Sicurezza dell’ateneo: l’obiettivo è far emergere le inclinazioni delle giovani verso l’informatica, e più ancora far sì che imparino a sfruttarla per realizzare le proprie inclinazioni. “L’università vuole i vostri vent’anni, la vostra freschezza, le vostre idee: dovete aiutarci a superare il limite della tecnologia, che oggi è dato dall’esaurirsi della fantasia. I sogni però non possono essere soltanto maschili”, ha affermato Colajanni. L’auspicio, ha aggiunto, è che “il campus possa gettare un seme, fondamentale a diciotto anni ma non a trenta, perché sarebbe troppo tardi. Vogliamo avviare un percorso da fare insieme, senza verità preconfezionate da insegnare: servono solo un computer e un cervello, pieno delle vostre idee”. Pensate servano competenze particolari? Sbagliate, il docente lo ha detto chiaro e tondo. Porte spalancate alle studentesse del liceo classico, al pari di chi proviene da istituti tecnici.