Terrorismo internazionale e Isis, la soluzione è nel mondo musulmano

Al Convegno organizzato dalla Unione Scienziati Per Il Disarmo (USPID) e dal movimento Pugwash a Castiglioncello (21-23 settembre) il Dottor  Hussain Al Shahristani ha presentato una interessante relazione sul terrorismo internazionale e l’Isis.

Il relatore ha ricoperto importanti ruoli nel governo del suo paese, l’Iraq, ha trascorso dieci anni nelle prigioni di Saddam Hussein ed è riuscito a fuggire. Riporto alcune parti della sua relazione. Il testo completo si trova in:
http://www.uspid.org/Eventi/Archivio/2017_09Castiglioncello_AL-SHAHRISTANI.pdf
“Dall’inizio di questo secolo il terrorismo ha provocato la morte di circa un quarto di milione di persone innocenti e il ferimento di altre 400000.
Tre anni fa Daesh invase ampi territori, circa 100000 chilometri quadrati, nel nord-est della Siria e nel nord-ovest dell’Iraq. Reclutò decine di migliaia di foreign fighters da 120 paesi.
Abu Muhammad Al-Adnani dichiarò che il califfato si sarebbe espanso in tutto il Medio Oriente e in Europa.
Daesh e I gruppi terroristici alleati si espansero in  Libya, Afghanistan, Nigeria, Somalia, Yemen, regioni del Sahara e dell’Asia Orientale.
L’organizzazione ha anche cellule dormienti in più di 50 paesi. Negli ultimi tre anni Daesh, Al Qaeda e i gruppi affiliati hanno eseguito 453 000 attentati in 25 paesi, uccidendo circa 117000 persone innocenti, 30% Iracheni e 16% Afghani.

Quando, un anno e mezzo fa, l’Iraq iniziò la campagna per liberare il paese da Daesh, c’erano circa 15000 foreign fighters e 20000 terroristi locali. Oggi abbiamo liberato più del 90% dell’area prima occupata da Daesh ed eliminato circa 30000 terroristi; nell’area ne rimangono circa 3000. 2.2 milioni di persone sono tornate alle loro case. Il costo umano per l’Iraq è stato di circa 34000 civili e 11000 combattenti.

Daesh non può essere completamente eliminato in Iraq senza uno sforzo parallelo in Siria, ma lì la situazione è differente, parché è in atto una guerra civile che ha dato a Daesh e ad Al Quaeda, affiliata al Fronte Al Nusra, la possibilità di controllare ampi territori. Ora circa il 70% di questi è stata liberata. Tuttavia la crisi siriana non potrà essere risolta senza un accordo politico tra il regime e i suoi oppositori.

La sconfitta di Daesh e dei gruppi associati è prossima, ma la sconfitta militare non è sufficiente a eliminare la minaccia dei terroristi. La battaglia decisiva è ideologica e la responsabilità in primo luogo va al Mondo Musulmano e alle comunità Musulmane nel resto del mondo.
L’ideologia di Daesh, Al Quaeda, dei Talebani e dei militanti Salafiti è una interpretazione estrema dell’Islam. Essa fu sostenuta da Ibn Abdul Wahhaab nel deserto arabico alla metà del XVII secolo. La diffusione del Wahabismo negli ultimi quarant’anni in alcuni paesi musulmani e tra le comunità di immigrati nell’Occidente è stata finanziata coi petrodollari. Ultimamente è emerso il supporto discreto a questi gruppi terroristi.
Per comprendere le cause del terrorismo Jiadista, e perché tanti giovani ne sono attratti dobbiamo risalire alle cause e capire cosa possiamo fare collettivamente per affrontare questa minaccia alla nostra umanità. Vari fattori danno origine a risentimento, radicalismo, violenza e terrorismo, in particolare tra i giovani.
Esclusione politica, ingiusta distribuzione della ricchezza nazionale, mancanza di coesione sociale. E l’insegnamento dell’estremismo in nome della religione.
Si ha così un terreno fertile per il reclutamento dei terroristi.
Né bisogna ignorare le storiche, etniche e settarie divisioni tra ed entro le nazioni musulmane. Tali differenze sono state sfruttate da alcuni attori nel Medio Oriente per distrarre dai propri problemi sociali.
Questi gruppi di terroristi devono essere combattuti a tutti i livelli e non solo in Iraq, Siria, Libia o Afghanistan, ma in tutti i 120 paesi dove i nuovi jihadisti vengono reclutati. Gli stessi musulmani dovrebbero essere in prima linea. La responsabilità di prosciugare il terreno del reclutamento spetta in primo luogo ai musulmani stessi.
Dovrebbero condannare ogni atto di terrorismo. Scuole, moschee e centri religiosi nei paesi musulmani e nelle comunità musulmane nel resto del mondo dovrebbero essere monitorate. La libertà di fede non deve essere usata come pretesto per invocare l’estremismo che porta al terrorismo.
Questa relazione è importante per almeno due motivi.
Le principali vittime del terrorismo sono nel mondo musulmano stesso, con buona pace dei sostenitori dello scontro di civiltà.
La testimonianza di Al Shahristani risponde alla richiesta  che spetta in primo luogo ai musulmani stessi isolare e combattere i terroristi”.

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