Ora tocca alla scuola e ai ragazzi. Il convegno nazionale intitolato “Chi ha paura della AI?”, con il sottotitolo che anticipa il tema dominante:“Paure che non si dovrebbero avere. Pericoli che si dovrebbero temere”, fa sul serio. Organizzato il 14 dicembre a Firenze nei locali del Social Hub di viale Lavagnini, dall’associazione Dirigenti scuola nazionale.
Presente, il presidente Attilio Fratta, insieme, oltre che a docenti universitari e insegnanti, al consigliere del ministro dell’Istruzione Valditara, Vincenzo Vespri. All’organizzazione hanno partecipato anche l’associazione toscana Dirigenti scolastici e Daniele Nardi, direttore del Laboratorio nazionale intelligenza artificiale. Tutti convinti che la scuola sia il primo e il principale terreno da coltivare sull’argomento, visto che ospita l’umanità del domani, nativa digitale ma senza scudi di comprensione e di protezioni di fronte a un fatto spesso sopravvalutato e altrettanto spesso sottovalutato. Ma innegabile. E che tutti i presenti concordano nel definire una rivoluzione epocale impossibile e non giusto da fermare per la sua grande utilità e perché il cammino della scienza non si arresta, tuttavia da maneggiare con conoscenza e cautela. Ben al di là di qualsiasi altra nuova tecnologia incontrata finora.
Internet ci ha cambiato la vita, è vero. Ma ora si tratta di altro. “E’ importante coinvolgere la scuola di ogni ordine e grado, dai piccoli agli universitari perché è lì che ci si forma, dice Mauro Lombardi, docente di Economics of Innovation all’Università di Firenze , parlando della AI generativa come di “una profonda trasformazione come mai si era vista nella storia, una rivoluzione che non ha precedenti” . Lo sottolinea, avverte il professore perfino uno che la crea, ovvero Sam Altman, licenziato e immediatamente rimpianto e riassunto da Open AI, l’impresa di cui Altman è co- fondatore e ha che creato la più celebre e usata piattaforma di AI , ossia Chat GPT.
Perché si parla di intelligenza artificiale rigenerativa, come la terza generazione dell’AI? “Il sogno dell’uomo è sempre stato di creare qualcuno di simile a lui – risponde il professor Lombardi – Prima ci sono state le nuove tecnologie, poi la AI simbolica fondata su reti neurali in molti domini di conoscenza, ora ecco il gol: è vero che l’uomo sarà sempre diverso da qualsiasi AI, ma l’ intelligenza artificiale generativa o anche detta modelli linguistici è un pezzo in là. Consiste in un sistema di software che non attende di elaborare dati immessi dagli uomini ma riesce a captare grammatica, sintassi e morfologia delle frasi in modo da usare da loro il linguaggio umano, anche in arte, cinema, letteratura. Puoi chiedere: fammi un quadro alla maniera di Kandisky o un libro in stile Dostoevskij e eccoli”.
Il pericolo? Più che pericolo è una scommessa e l’AI ha come al solito due facce, questa volta però più potenti. “La cosa fondamentale – spiega Lombardi – è se l’AI generativa nei prossimi anni riuscirà a captare anche il linguaggio delle proteine della vita. Le proteine in generale sono migliaia, i computer ne hanno già captate tante ma resta ancora uno spazio enorme di proteine non usate nel percorso dell’evoluzione, comprese quelle dalla vita. Già alcune di quelle modellate finora dalle macchine non si sa se possano convivere con quelle della vita. Queste ultime, poi, se captate dalla AI, possono avere un effetto straordinariamente benefico nel curare malattie genetiche incurabili ma potrebbero in futuro anche far far partire agenti patogeni capaci di uccidere migliaia di esseri umani se entrassero in possesso di un pazzo, un malfattore, uno stato canaglia”.
Ecco la necessità di partire da una seria formazione, che poi permetta il controllo, già nelle scuole. “Deve essere “scientifica, tecnologica ma anche umanistica” secondo Lombardi che sottolinea quest’ultima caratteristica: “ La filosofia, come sapevano gli antichi , aiuta l’uomo a rimettersi al suo posto nella natura. I fisici del ‘900 e di questo secolo sono stati tutti filosofi. Oggi i comportamenti umani modificano l’ evoluzione del pianeta terra. Per esempio, se due paesi, aiutati da strumenti tecnologici che le individuano, catturano tutte le balene superstiti, cambiano gli ecosistemi degli oceani che sono i maggiori produttori di ossigeno cancellando la possibilità per gli umani di respirare”.,
Pure Fratta e Vespri sono alle prese con la “grande utilità della AI”, ma evocano anche la necessita di conoscerne i meccanismi, gli effetti e come funziona il confronto con la mente umana. Per esempio, Fratta parla di possibilità per gli insegnanti di creare con le macchine compiti personalizzati per gli alunni, a seconda delle tendenze e le capacità: un’AI montessoriana.
“Non bisogna avere paura ma conoscere e contenere – sono convinti sia Fratta che Vespri. Imponente la responsabilità degli insegnanti che “Devono essere formati per primi. Ma non è facile convincere le persone a cambiare le vecchie abitudini”, dice Fratta. Una formazione, la loro, da studiare. “Ma è chiaro – spiega Vespri – che se una rivoluzione investe tutta la società lo fa a maggior ragione anche con la scuola dove bisogna far crescere ragazzi capaci di non farsi manipolare dall’AI come invece adesso troppo spesso succede con i social network in mano a una stretta schiera di corporation: cinque Usa (Google, Facebook, Apple, Amazon e Microsoft) e tre cinesi (Alibaba, Tegent e Weiwei).