Firenze – Il discorso di insediamento ufficiale del procuratore Giuseppe Creazzo nella sede fiorentina, tenuto al Palazzo di giustizia alla presenza dei colleghi fra cui i procuratori di Roma, Giuseppe Pignatone, e di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, segna, in un certo senso, un impegno preciso che sta nella storia e nella carriera di Creazzo, 59 anni, di Reggio Calabria, dal 2009 procuratore a Palmi: “I fenomeni criminali che abbiamo davanti non sono da poco. Occorrerà combattere le infiltrazioni della mafia, la criminalità economica e i reati che minano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni: la corruzione e la concussione”.
“Occorre tutelare la salute dei lavoratori – ha aggiunto – i soggetti deboli e l’ambiente”. Un incarico “assunto con orgoglio e entusiasmo”, dice il neo procuratore, ricordando anche la difficoltà di agire in un contesto in cui gli uffici giudiziari versano in condizioni catastrofiche, a partire dall’ “insufficienza di risorse e le pastoie con cui dobbiamo combattere per norme non sempre al passo con i tempi”.
Parlando di Firenze, “è per me di conforto – ha aggiunto – constatare che questa è una realtà efficiente, con eccellenti colleghi e grandi professionalità”. In bocca al lupo a Creazzo anche da parte dell’ Associazione Nazionale Legalità e Giustizia, che in un comunicato augura buon lavoro “al nuovo Procuratore della Repubblica di Firenze Giuseppe Creazzo” e “desidera esprimere il suo ringraziamento al C.S.M., che ha scelto per Firenze un Procuratore esperto come il Dott. Creazzo. Le prime dichiarazioni del Procuratore, che considera la Toscana non immune alle infiltrazioni della ‘ndrangheta, testimoniano le capacità e la preparazione del Procuratore, impegnato per lunghissimo tempo a contrastare la criminalità organizzata in Calabria. Riconoscere che, “la Toscana non è terra di mafia, ma la mafia c’è” è il primo passo per risolvere uno dei problemi più preoccupanti anche della nostra regione. Nel nostro piccolo, come associazione continueremo la nostra opera di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini affinché i cittadini stessi siano “sentinelle della legalità”, non dimenticando mai che “la mafia è anche cosa nostra””.