Inquinamento e tumori, Reggio Emilia sotto esame

C’è la prova che il rischio di mortalità e di ricoveri per cause cardiache e respiratorie è direttamente proporzionale all’aumento della concentrazione delle polveri

Inquinamento e tumori, Reggio Emilia sotto esameC’è anche Reggio Emilia tra le città prese in esame dallo studio “Medparticles” sugli effetti sanitari del particolato atmosferico la cui riunione conclusiva si è tenuta a Roma il 10 luglio. Dalle ricerche presentate al convegno uno dei risultati più interessanti è la prova che anche nelle città mediterranee l’aumento del rischio di mortalità e di ricoveri per cause cardiache e respiratorie è direttamente proporzionale all’aumento della concentrazione delle polveri.

Secondo Massimo Stafoggia, del Dipartimento di epidemiologia ambientale della Regione Lazio, i motivi per cui le polveri “latine” sarebbero più nocive di quelle statunitensi, sono individuabili nel fatto che la composizione clinica della polveri sottili in Europa è differente da quella degli Usa: le auto diesel da noi sono circa il 50%, mentre oltre l’Atlantico sono del 2%. Ciò fa si che le nostre polveri siano più ricche del tossico carbonio elementare. Inoltre, nelle città oggetto di studio( Torino, Milano, Parma, Bologna, Reggio Emilia, Modena, Roma,Marsiglia, Madrid e Barcellona), il traffico è molto intenso ed il sole trasforma le polveri in inquinanti secondari ancora più nocivi. Infine, nell’area mediterranea sono più frequenti incendi incontrollati e le ricadute delle sabbie sahariane che,  nel loro viaggio dal deserto fino a noi, trasportano sostanze inquinanti.

A confermare poi la correlazione tra tumori e inquinamento giungono due studi pubblicati sempre il 10 luglio su Lancet. Il primo, coordinato dal Centro di ricerca danese sul cancro, ha seguito per 13 anni una popolazione sparsa per tutta Europa di 313mila persone (fra le quali anche quelle seguite da ricercatori italiani a Roma e a Torino), individuando un collegamento diretto fra esposizione a polveri e tumore al polmone. In particolare nella forma che colpisce anche i non fumatori (adenocarcinoma). I ricercatori sono riusciti a mettere in relazione i 2.095 casi di tumore al polmone insorti in quelle popolazioni nel periodo considerato con il livello di polveri alle residenze dei malati, riuscendo pure a correggere per potenziali effetti confondenti come il fumo, la dieta e il tipo di occupazione. Si è visto così che a ogni incremento di 5 μg/m3 di PM2,5 il rischio di tumore al polmone aumenta del 18%, e del 22% a ogni aumento di 10 μg/m3 di PM10. Alcuni casi di tumori attribuibili agli inquinanti si sono registrati anche in persone esposte a livelli di polveri entro i limiti dell’attuale legislazione europea, che prescrive di non superare per il PM10 i 40 μg/m3 e per i Pm2,5 i 25 μg/m3. 

Il secondo studio pubblicato sullo stesso numero di Lancet riguarda invece un’altra conseguenza poco nota dell’inquinamento: lo scompenso cardiaco. l team internazionale guidato da Nicholas Mills dell’Università di Edinburgo ha confermato un effetto dei principali inquinanti sui ricoveri e la mortalità da scompenso. Mettendo insieme i dati provenienti da 12 diversi Paesi, i ricercatori hanno potuto riscontrare un chiaro nesso causale fra l’aumento della concentrazione degli inquinanti nell’aria e il subitaneo aggravarsi dello scompenso, addirittura nel giorno stesso della massima esposizione. Il rischio di finire in ospedale per una crisi di insufficienza cardiaca o di morirne cresce del 3,5% all’aumentare di 1 parte su un milione di monossido di carbonio, del 2,3% all’aumento di 10 parti per miliardo di biossido di zolfo, dell’1,7% per uno stesso aumento di biossido di azoto e di circa il 2% per ogni incremento di 10 μg/m3 di polveri.

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