Nerone è innocente. Il pittore reggiano Sergio Terzi non c’entra niente con il tesoretto di quadri all’ex patron di Parmalat ed ex Cavaliere Calisto Tanzi. La Procura di Parma ha archiviato la sua posizione. La storia raccontata da Maria Chiara Perri su La Repubblica di Parma.
No, non è il Nerone imperatore passato alla storia per avere dato alle fiamme Roma nel 64 dopo Cristo. Quello forse era colpevole davvero. Lui è Sergio Terzi da Villarotta di Luzzara, in arte Nerone. Pittore, scultore, collezionista.
Era finito in quel groviglio giudiziario che è seguito al crac Parmalat ma ne è uscito pulito. Era accusato di ricettazione: avrebbe trattato con il genero dell’ex patron, Stefano Strini, per piazzare un quadro di Ligabue in Versilia. Ma pm Lucia Russo e Vincenzo Picciotti non hanno riscontrato elementi penali a loro carico.
Le Fiamme gialle si erano presentate a casa di “Nerone” a Gualtieri la notte del 5 dicembre 2009, in cerca di un autoritratto di Antonio Ligabue: valore oltre 200mila euro. Era stato Strini a contattare Terzi perché facesse da intermediario nella vendita del dipinto: conversazione intercettata. Il quadro, però, non si trovava a casa del pittore. Nerone d’altra parte ha sempre negato ogni accusa: non sapeva che Strini fosse parente di Tanzi, tenne il quadro in casa solo per pochi giorni per vederlo ma lo restituì perché non ottenne i documenti sulla provenienza dell’opera.
E il quadro di Ligabue? E’ stato ritrovato insieme ad altre tele di valore inestimabile ed è ora conservato presso la Soprintendenza di Parma.