Dalle infrastrutture, all’innovazione, dall’istruzione alle tasse. E’ un documento lungo e denso di contenuti e richieste quello presentato dagli Industriali reggiani in vista delle elezioni amministrative. Si tratta di una sintesi dei principali temi che hanno caratterizzato la presidenza di Stefano Landi sotto forma di vademecum per i candidati e gli amministratori locali.
Unindustria chiede ai candidati di “ripartire da una politica di attenzione e di sostegno attivo alle imprese che rappresentano il motore dello sviluppo economico in assenza del quale anche le altre politiche locali, riferite all’education, al welfare, alla cultura e così via, rischiano di entrare in crisi. Istituzioni, attori sociali ed economici dovranno promuovere e incrementare la competitività e l’attrattività locale con l’obiettivo di mantenere e confermare la leadership economica e sociale conquistata negli anni”. A “tutte le istituzioni è richiesto un grande impegno per garantire un coerente, efficace ed efficiente governo dell’intera area, basato su un elevato livello di collaborazione e sulla capacità di affrontare anche i temi (uno per tutti, la mobilità delle persone e delle merci) che travalicano i confini amministrativi dei singoli enti”.
Unindustria Reggio ha predisposto, dunque, un proprio contributo per la definizione del programma dei governi locali, articolato sui quattro assi di intervento, “individuando per ciascuno di essi pochi e selezionati obiettivi coerenti tra loro”. “Tutto ciò – precisa l’associazione – tenendo ben presente che il confronto sul futuro del territorio reggiano non può prescindere dalla novità rappresentata da Ruolo Mediopadano assegnatogli dalla stazione della ferrovia ad Alta Velocità. Una grande infrastruttura europea che impone una profonda riflessione sulla funzione del nostro capoluogo nell’Area Vasta che la circonda”.
Il 17,6% delle aziende hanno chiuso per la crisi
Nonostante gli appelli non sembrano però rallentare gli effetti della crisi in provincia di Reggio. Dai dati forniti dalla Cgil emerge che a marzo 2014, il numero dei lavoratori interessati agli ammortizzatori sociali è aumentato di oltre 1.000 unità.
Sempre a marzo 2014, dall’inizio della crisi (2008), sono 243 le aziende che hanno attivato procedure di mobilità per 4.361 lavoratori
(+ 430 rispetto a Dicembre 2013). 52 le imprese con ricorso alla cassa integrazione straordinaria che interessano 3.210 dipendenti: quasi tutte le aziende sono in procedura concorsuale o hanno cessato l’attività. Se non interverranno nel frattempo soluzioni alternative alla chiusura (come ad esempio l’acquisizione da parte di terzi), questi addetti rischiano la collocazione in mobilità al termine dell’utilizzo dell’ammortizzatore.
Il 34,0% delle aziende è ricorsa ad un secondo o un terzo ammortizzatore sociale: dalla Cassa Straordinaria al Contratto di Solidarietà o viceversa, dalla Cassa Straordinaria a quella Ordinaria o alla Cassa in Deroga.
Il 17,6% delle aziende ha invece cessato l’attività produttiva collocando i lavoratori in mobilità.
Il 48,4% delle aziende (con 9.629 lavoratori coinvolti) hanno ripreso la normale attività lavorativa anche se, in diversi casi, il personale è stato ridimensionato anche per il semplice blocco del tourn-over.