Firenze – L’infertilità di coppia è in aumento, con percentuali tra il 10 e il 20% a livello mondiale e intorno al 14% in Europa. Riconosciuta dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) come malattia, l’infertilità, le cui cause sono tante e di diversa natura, è un fenomeno sociale di dimensioni rilevanti, che richiede soluzioni adeguate per assicurare efficacia ed equità di accesso agli interventi di prevenzione, diagnosi e cura.
Per questo la Toscana, con una delibera presentata dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi e approvata dalla giunta nel corso dell’ultima seduta, ha istituito la Rete regionale per la prevenzione e cura dell’infertilità: una rete clinica dedicata, per adeguare l’offerta di servizi per l’infertilità ai migliori standard qualitativi nazionali e internaz ionali e garantire uniformità di risposte e percorsi in tutta la regione.
La Rete consente di fornire risposte qualificate inserite all’interno del percorso complessivo per la ‘difesa’ della fertilità, mediante interventi di prevenzione e diagnosi precoce, al fine di curare le malattie dell’apparato riproduttivo e intervenire, quando possibile, per ripristinare la fertilità naturale o adottare l’approccio corretto per poter ottenere la gravidanza, a seconda della situazione soggettiva.
Per questo, la rete individua gli ambulatori specialistici, i consultori e i Centri di PMA (Procreazione medicalmente assistita) di I livello che assicurano risposte appropriate di tipo informativo e di screening sulla capacità riproduttiva e che indirizzano, mediante specifici percorsi codificati all’interno della rete, le persone con un problema di infertilità ai Centri di expertise per l’infertilità maschile o ai Centri di PMA di I livello o di II/III livello a seconda delle necessità, sulla base di specifici protocolli. Vengono inoltre identificati i tre Centri pubblici per l’Oncofertilità presso la AOU Careggi, la AOU Pisana e la AUSL SE (Ospedale La Fratta).
La principale causa di sterilità femminile è dovuta a patologie a carico dell’ovaio, a cui si aggiungono la sterilità di origine tubarica, responsabile del 25-35% dei casi di sterilità femminile, e quella dovuta a patologia uterina, sia congenita che acquisita. Con l’aumento dell’età della donna, si osserva una diminuzione della fertilità, poiché il patrimonio follicolare di tutte le donne è geneticamente determinato e, a partire dalla vita fetale, subisce un costante processo di riduzione. In Italia la percentuale di gravidanze registrate in donne oltre i 35 anni è passata dal 12% nel 1990 al 16% nel 1996 ed è stato stimato che sarà pari al 25% nel 2025. Con l’aumentare dell’età della donna assistiamo inoltre, sia in vivo che in vitro, ad un aumento di embrioni affetti da alterazio ni cromosomiche che conducono ad aborti pre-clinici e clinici o ad arresto pre-impianto.
L’infertilità maschile rappresenta circa la metà delle cause dell’infertilità di coppia; si tratta di un ambito ampio e in rapido divenire, rispetto al quale è possibile intervenire in maniera efficace in una buona percentuale di casi prima di un eventuale ricorso a tecniche di riproduzione assistita, allineando e coordinando nella valutazione della coppia infertile le competenze del ginecologo, dell’andrologo, del genetista e degli altri professionisti che si occupano di medicina della riproduzione, in modo da evitare perdite di tempo in esami, accertamenti e/o terapie, se non appropriate e codificate in protocolli multidisciplinari.
foto: Stefania Saccardi