Firenze – Sono troppe, le domande rimaste senza risposta, secondo quanto denuncia una nota l’Ordine delle Professioni Infermieristiche interprovinciale di Firenze – Pistoia ad Aziende sanitarie. Domande rivolte a Estar e Regione in queste settimane difficili per l’emergenza Coronavirus. Domande sulle quali a più riprese sono state sollecitate risposte formali mai pervenute. A fare il punto è Danilo Massai, presidente dell’Ordine.
“Sono state diverse le nostre richieste, inviate a partire da giornate difficili in cui occorreva capire come organizzarsi e cosa fare per supportare il lavoro dei nostri infermieri – spiega Massai – nello specifico, abbiamo chiesto informazioni ufficiali sui contagi, sull’elenco completo del personale assunto, informazioni puntuali sull’uso delle graduatorie, abbiamo domandato di essere coinvolti nelle decisioni in modo da poter cooperare e agire in sinergia con le istituzioni pubbliche, abbiamo segnalato furti di mascherine e guanti all’interno dei reparti delle strutture della nostra Regione. Abbiamo chiesto, già nei primissimi giorni di emergenza, il rispetto delle norme igieniche del personale sanitario (evitando l’uso di collane, bracciali o quant’altro potesse contribuire a diffusione e contagio del Coronavirus), abbiamo domandato che ogni infermiere fosse dotato delle dovute protezioni e formato per assistere i malati di Covid-19, abbiamo sottolineato la carenza di infermieri del servizio socio sanitario in gestione privata (per i servizi erogati dalle Rsa, Rsd e istituti carcerari)”.
“A tale scopo, in particolare – prosegue Massai – avevamo chiesto già in data 13 marzo di valutare l’ipotesi di concedere ai privati accreditati di accedere alle graduatorie degli infermieri attive in Regione o almeno alla graduatoria per incarichi temporanei. In data 12 marzo, abbiamo sollecitato la riduzione dell’attività programmata nei distretti territoriali, strutture non adeguate per il contenimento dell’infezione. E non dimentichiamoci che abbiamo domandato l’istituzione dell’indennità infermieristica, la stabilizzazione dei professionisti precari da oltre due anni e spiegazioni sui pochissimi giorni concessi agli infermieri per accettare o meno l’incarico. Per non parlare – incalza il presidente – della conseguente difficoltà a organizzarsi nel trovare alloggi. In data 10 aprile abbiamo chiesto alla Regione di indicare per ogni Provincia almeno un laboratorio di analisi privato ove gli infermieri liberi professionisti (e anche altri professionisti in genere) potessero rivolgersi per effettuare tamponi e screening”.
“Purtroppo – conclude – dobbiamo registrare la totale assenza di risposte. Fa eccezione solo l’assessore alla Protezione civile, Federica Fratoni, alla quale avevamo chiesto mascherine per i liberi professionisti: ci ha risposto, chiedendoci di comunicare il nostro fabbisogno ma, una volta comunicato, l’iniziativa non ha avuto seguito. Comprendiamo bene l’emergenza, ma delle risposte andavano date per tempo. Ci auguriamo in futuro che le nostre richieste non rimangano inascoltate”.