Andrey si trova da ieri a Bologna, nel centro di cardiochirurgia del Sant’Orsola, in attesa di un importante intervento. Si tratta di un bambino di 11 anni, di Arezzo, la cui vita è stata salvata dal tempestivo intervento del 118 e dal ricorso a una tecnica innovativa, particolarmente efficace nel recupero neurologico dei soggetti che hanno subito una crisi cardiaca: l’ipotermia.
“Una vicenda da raccontare – spiega il direttore della Rianimazione del San Donato, Claudia Recine – perché sta a dimostrare che lavorando al miglioramento continuo dei modelli organizzativi, si possono salvare sempre più vite umane, ad iniziare da quelle di bambini come Andrey”.
Ed ecco la storia. Il piccolo, qualche giorno fa, si trovava in auto con la mamma, quando un improvviso malore ha messo a repentaglio la sua vita. La donna si è subito fermata ed ha chiamato il 118, spiegando la situazione. I sanitari hanno raggiunto l’auto che si trovava nel centro cittadino ed il medico ha provveduto immediatamente sul posto a prestare le cure necessarie, ridando ossigeno ai polmoni del piccolo paziente, prima di trasferirlo in ospedale. Si è trattato, come spiega Claudia Recine, di una manovra vitale: ridare subito ossigeno al piccolo, in modo il più possible tempestivo, ha contribuito in misura determinante a salvargli la vita.
Quando il piccolo giunge al pronto soccorso del San Donato, i rianimatori, che erano stati allertati dal 118, contattano il Meyer. Il trasferimento all’ospedale fiorentino viene giudicato troppo perciloso, e si decide di lasciarlo dove si trova, ad Arezzo. Dopo di ciò, i sanitari della rianimazione consultano gli specialisti di Bologna, già al corrente delle condizioni cliniche del bambino, e decidono di sottoporlo a terapia di ipotermia. Una metodica non solo particolarmente innovativa, ma che offre il vantaggio di essere particolarmente efficace nel recupero neurologico nel “dopo” crisi cardiaca.
Infine, dopo 24 ore di attesa sottoposto a un monitoraggio continuo, la buona notizia: grazie alla tempestività del 118 e alle scelte trapeutiche adottate in rianimazione, il bimbo non ha subito danni neurologici.
“A quel punto – conclude la dottoressa Recine – sempre in accordo col Meyer e con il centro di cardiochirgia di Bologna, è stato deciso il suo trasferimento nel capoluogo emiliano”.