Firenze – C’è chi la chiama “Seconda età delle macchine”, chi “Quarta rivoluzione industriale” o anche “Industria 4.0” che è l’espressione preferita in Italia sull’onda del successo di “marketing” dei tedeschi che l’hanno utilizzata per primi. Il significato è comunque lo stesso: un cambiamento epocale nel sistema di produzione delle merci che nasce non tanto dalla introduzione di una nuova tecnologia, quanto nella integrazione degli impianti con le tecnologie informatiche che in questi anni si sono evolute con una progressione esponenziale. Un “mosaico” di tecnologie che, se composte e messe a sistema interattivo uomo-macchina, mette a disposizione delle strategie aziendali un gigantesco flusso di informazioni che renderanno sempre più efficaci e competitive le loro scelte.
A tenere davanti agli occhi le realtà reali e virtuali, le visioni in 3D, le applicazioni di robot antropomorfi e capaci di imparare e di evolversi nella loro interazione con l’uomo, questa seconda età delle macchine o industria 4.0 non riguarda solo la manifattura, ma tutti i settori dell’economia, e rappresenta così una grande promessa di crescita nel valore della produzione, nell’offerta e nei consumi corrispondenti.
Nessuno però si nasconde l’impatto dirompente che l’affermarsi di questo nuovo paradigma avrà sull’occupazione, sia perché lascerà sul campo molte vittime dalla parte delle imprese che non saranno in grado di reggere la competizione basata sulla super digitalizzazione integrata, sia perché andranno perduti molti posti di lavoro, visto che già nei 20 anni della rivoluzione digitale ne sono andati distrutti più di quanti siano stati creati.
Per affrontare i rischi e sfruttare le opportunità, seppure con il tradizionale ritardo nella predisposizione di politiche per reggere la nuova sfida, il Governo italiano ha comunque messo a punto un piano sui due fronti: sostenere le imprese e avviare percorsi di formazione e aggiornamento dal momento che i cambiamenti rapidi e i nuovi modelli di business “si traducono in un impatto quasi simultaneo sul set delle competenze richieste”, come è scritto nei documenti della Giunta toscana.
E’ infatti soprattutto su una “formazione 4.0” che punta la strategia di Palazzo Strozzi Sacrati, e certamente il governo toscano è stato il più rapido nel definire concetti, obiettivi e strategie. Non mancano le risorse destinate alle imprese (72 milioni messi a disposizione soprattutto alle piccole e medie che potrebbero trarre benefici dalla digitalizzazione della catena della fornitura) e neppure nuovi e più avanzati accordi con le università e gli istituti di ricerca per favorire il trasferimento tecnologico più avanzato alle imprese.
Tuttavia il pilastro centrale dell’azione della Regione si può definire “rapido orientamento culturale” verso il nuovo paradigma. Da settimane la comunicazione regionale batte sul tasto dell’Industria 4.0, utilizzando anche un e-book a cura di Gualtiero Fantoni che offre “senza slogan” un quadro esaustivo e di immediata comprensione nonostante la materia che richiede un linguaggio tecnico molto raffinato.
Le politiche regionali si concentrano sulla realizzazione di una rete efficace di istituti e agenzie formative nei quali accanto al potenziamento dei poli tecnico professionali, alla messa in campo di programmi per la formazione degli imprenditori e dei manager d’azienda, giocano un ruolo primario gli Its, sette istituti tecnici superiori toscana ad alta specializzazione, nati per rispondere alla domanda di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche da parte delle imprese, che operano nelle aree nelle quali il sistema produttivo toscano può già mostrare un’eccellenza.
Alle Fondazioni riconosciute come scuole nelle sette filiere sono già stati destinati nella programmazione dei fondi europei 12 milioni di euro. Il progetto di uno di essi, il Mita (Made in Italy Tuscany Academy) di Scandicci, è entrato nella sperimentazione avviata a livello nazionale dal Ministero dell’istruzione università e ricerca per la formazione. Il progetto toscano finanziato, “La computer tomography 3D nell’industria manifatturiera della pelle”, applica la tecnica della tomografia per monitorare come materie prime e prodotti finiti cambino nel tempo e al mutare di date condizioni: un’applicazione che trova spazio nel settore medico e biomedicale ma anche nell’ambito dei beni culturali oppure nei manufatti in pelle con informazioni utili magari a ridurre anche gli scarti in fase di taglio e aumentare la qualità dei manufatti.
Di questo primo risultato e, in generale, dei percorsi degli Its e delle azioni dei poli tecnico-professionali si parlerà lunedì 13 marzo alle ore 14 nel corso di una tavola rotonda in programma a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione, in piazza Duomo 10 a Firenze. Interverranno, assieme all’assessore all’istruzione e al lavoro Cristina Grieco, Gualtiero Fantoni dell’università di Pisa, curatore del volume “Industria 4.0 senza slogan”, il responsabile della Direzione Istruzione e formazione della Regione Paolo Baldi e la dirigente Maria Chiara Montomoli, oltre a Massimiliano Guerrini della Fondazione Mita che racconterà il progetto sulla computer tomography 3D.
Immagine: www.meccanica-automazione.com