Firenze – Si parla molto di industria 4.0, ma nel mondo reale dov’è? Di questa quarta Rivoluzione industriale destinata a condurci all’automazione e ad una superiore qualità del lavoro, in Toscana si vedono solo alcune ombre lontane. Abbiamo eccellenze nel campo della robotica, stampa 3D, nanotecnologie, ma gran parte del territorio resta ancorato a modelli produttivi tradizionali. “Eppure questa è l’ultima spiaggia, o saltiamo in sella o siamo tagliati fuori” dice Enrico Bocci, vicepresidente di Confindustria Firenze con delega Confindustria 4.0. Lui vuole iniziare a rivoluzionare proprio la sua casa, l’associazione degli industriali, per poi dare un impulso forte al territorio.
Nel suo discorso di insediamento lei ha definito l’industria 4.0 una “Rivoluzione che avanza a velocità impressionante e già stiamo vivendo”. Ci spiega cosa vuol dire?
“Molto semplicemente significa che bisogna correre perché le tecnologie avanzano ad una velocità che supera l’ordinaria operatività e organizzazione. Anche in ambito produttivo abbiamo la necessità di velocizzare le attività. Se prima avevamo regole e tempi dettati dalla manifattura, oggi dobbiamo fare i conti con la rapidità dei processi informatici. Piccoli Stati teoricamente più arretrati si stanno muovendo più di noi. Noi abbiamo capacità tecnologiche e manifatturiere importanti, dobbiamo agire rapidamente. Questa è l’ultima spiaggia, non ne arriva un’altra”.
Il Piano nazionale Industria 4.0 ha fra i suoi protagonisti il Sant’Anna di Pisa, ma ogni graduatoria internazionale purtroppo colloca la Toscana in posizione arretrata rispetto alle punte più innovatrici. Che fare?
“Guardi, ripeto che non ci sono alternative: o si cambia mentalità oppure ci rassegniamo a diventare un territorio che vive solo grazie alla rendita della propria incredibile bellezza. Ci vuole un colpo di reni che coinvolga tutti: istituzioni, aziende, università, associazioni di categoria…Sono positivo perché quindici anni fa parlare di innovazione digitale era da marziani. C’era chi la subiva, chi la “sopportava” come un fastidioso costo. Oggi tutti gli imprenditori l’hanno messa la primo posto: macchine a controllo numerico e possibilmente robotizzate”.
Se uno volesse cercare un’impresa 4.0, a Firenze dov’è?
“Non faccio nomi, ma ci sono modelli trainanti. Grandi aziende fiorentine che stanno introducendo la robotica, servizi alberghieri che si stanno sempre più digitalizzando, piccole imprese artigiane che stanno investendo in questa direzione. Gli esempi però sono ancora pochi, dovrebbero essere di più”.
Oltre alla mentalità ancora non adeguata, quali sono le strozzature che trattengono la “volata”?
“Una fra tante. C’è una grandissima richiesta di skill informatiche, ma queste competenze non si trovano sul territorio e i pochi candidati che ci sono li paghi cari! Parlo naturalmente di informatici con laurea almeno triennale. Forse si potrebbe iniziare incentivando in qualche modo queste facoltà. Spesso gli studenti non arrivano neanche in fondo perché trovano lavoro prima. E si badi bene, parlo di occupazioni bene retribuite e a tempo indeterminato!”.
Ci spieghi la sua idea di Confindustria 4.0
“Il mio compito è digitalizzare, rendere più fruibili, facili e accessibili i processi e dunque i servizi rivolti ai soci. Vogliamo sburocratizzare al massimo. Confido nel fatto che abbiamo molti giovani che lavorano con noi e dunque sono i protagonisti ideali per questi cambiamenti. Come Confindustria vogliamo diventare un esempio e uno stimolo per il territorio e per i nostri associati”.
Mi fa qualche esempio di Confindustria 4.0?
“Voglio darle solo qualche pillola di piccole applicazioni. Ad esempio, i lavori della tranvia rendono problematico ogni spostamento e dunque per la formazione pigeremo sull’acceleratore dei web seminar che potranno anche essere visti in streaming. La nostra idea è di lavorare molto sulla comunicazione e sul web. Farsi raccontare dagli imprenditori le loro necessità, attivando un’interazione continua e bidirezionale per fornire comunicazioni utili per la propria attività. Ad esempio i nostri associati stando al telefonino potrebbero dedicare 3 o 4 minuti a visualizzare un video, che so, un piccolo tutorial che spieghi cos’è l’innovazione dedicata al territorio con esperienze già in atto.
Per fare una Rivoluzione abbiamo bisogno di un partito rivoluzionario e dunque Confindustria, come casa degli imprenditori, deve essere un avamposto in questi processi. Usando uno slogan posso dire che attualmente siamo a 0.4 e dobbiamo arrivare a 4.0. Usando la fantasia, l’intuizione e la rapidità d’esecuzione, come diceva qualcuno. Le prime due doti le abbiamo. Serve la terza: dobbiamo essere rapidi”.