Firenze – Il futuro dell’industria 4.0 richiederà sempre più figure professionali di alta formazione e la Toscana si sta preparando. E’ emerso durante il workshop “Come favorire la collaborazione Università-Imprese nell’alta formazione” che si è svolto stamani, prima giornata di Toscana Tech, al quale ha partecipato la vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni insieme a docenti e rappresentanti di imprese portatori tutti di buone pratiche e esempi utili.
Scopo dell’iniziativa, dimostrare che nella transizione verso il “paradigma tecnologico 4.0” che incide sugli assetti produttivi e organizzativi delle imprese toscane, ma anche sui profili professionali e sulle competenze, sarà decisivo il contributo che lo stesso sistema imprenditoriale sarà in grado di offrire al sistema dell’alta formazione, così da favorire una migliore “curvatura” di tali percorsi verso le proprie esigenze.
In quale quadro si sta operando? Per il 4.0 le aziende oggi sono state superate dal mercato consumer da un lato e, dall’altro, le università ancora offrono molti corsi di programmazione, monitoraggio, analisi dati, ma pochi focalizzati sul 4.0. Lo ha spiegato Gianni Campatelli, docente di ingegneria meccanica all’Università di Firenze, presentando una ricerca svolta appositamente per comprendere i bisogni oggi delle università, dei centri di ricerca e quelli delle imprese.
Tuttavia nel quadro delle competenze 4.0 attualmente erogate dal sistema universitario della Toscana non mancano esempi positivi. Come il dottorato Pegaso Smart industry, promosso dalle Università di Firenze, Pisa e Siena con il sostegno della Regione Toscana (che ne sostiene molti e circa 90 borse di studio legate all’innovazione); oppure il master in Digitalization manager, dell’Università di Firenze, Pisa, Siena e Scuola Sant’Anna com l’obiettivo proprio di integrare competenze che servono alle imprese.
“Trovo un grande risultato – ha commentato Barni riferendosi al Master in digitalization manager – la collaborazione che siamo riusciti a far nascere fra tre Università e 7 dipartimenti, segno che è fondamentale e lo sarà sempre di più il lavoro di team. Si fanno reali passi avanti quando tutti insieme lavoriamo per gli stessi obiettivi”.
Altri buoni esempi emersi durante il workshop, il corso di laurea professionalizzante in agribusiness dell’Università di Siena o quello in tecnologie e trasformazioni avanzate per il settore legno, arredo , edilizia dell’Università di Firenze, nati per colmare una lacuna che l’Italia, a differenza di altri paesi europei e non solo, ha nel settore della tecnica. Ma utili a creare figure in grado di aiutare le aziende nella transizione verso l’industria 4.0 che cerca tecnici.
E ancora, il master su “Big Data Analytics & Social Mining”, promosso dall’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione “Alessandro Faedo, l’istituto di informatica e telematica del Cnr, l’Università di Pisa, la Scuola Normale, alla scuola LAti Studi IMT di Lucca, anch’esso con assegni di studio cofinanziati dalla Regione Toscana, capace di creare interlocuzioni con ogni tipo di azienda, e occupare laureati di ogni disciplina, dall’ingegneria alla filosofia dall’antropologia alle scienze farmaceutiche.
Illuminanti gli esempi di integrazione scuola lavoro portati avanti da aziende leader in Toscana anche per quanto riguarda il 4.0 come TBD – BHGE Nuovo Pignone, come GKN Driveline produttore di semiassi per Fca e per molte case automobilistiche mondiali o come T&D Robotic, che realizza sistemi robotici impiegati nel settore lapideo o più in generale nel settore industriale.