Firenze – Nel ricordare Narciso Parigi avevo concluso l’articolo ( Caro Narciso, perché la madonna bruna veglia dietro il balcone? in StampToscana del 2/2 u.s.) con un quesito: perché la giovane “madonna bruna” di Firenze sogna vegliava dietro a un balcone? E facevo delle ipotesi: aspettava (forse invano) un innamorato? Era in ansia per un marito che ancora non era rientrato? O più semplicemente ammirava Firenze che, nel silenzio della notte, sembrava esprimere la sua anima più profonda e recondita?
Ebbene, la storica dell’arte e scrittrice Lucia Bruni, autrice di molti romanzi storici di successo, mi ha scritto raccontandomi un aneddoto che fornisce una sorta di interpretazione autentica in quanto riporta le parole di Cesare Cesarini, autore della celebre canzone.
“Un pomeriggio di inizio estate del 1966” – scrive Lucia Bruni – “un’ardimentosa ragazzina poco più che adolescente in cerca della propria affermazione canora, si presenta in via dei Fossi, a casa di Cesare Cesarini. Con un cordiale sorriso la moglie la introduce nello studio del maestro dove al pianoforte c’è lui mentre lei si siede in disparte sferruzzando. Qualche parola di cortesia e poi l’audizione sulle note di “Un anno d’amore” di Mina: uno strazio! Con la sua nota bonomia Cesarini fa una pausa e poi: “ Cara, la tua voce è intonata, ha un buon timbro, ma il mondo musicale non fa per te. Sei disinvolta ma sempre troppo timida. .Non te la prendere; hai detto che ti piace scrivere, prendi quella strada e fatti onore”
La ragazzina un po’ delusa ma in fondo soddisfatta di essere stata ascoltata, ringrazia e prima di congedarsi, ha l’ardire di chiedere qualcosa sulla canzone più nota del maestro: “Firenze sogna”. Chi era quella misteriosa Madonna bruna che vegliava dietro al balcone? “Era semplicemente una mamma”, risponde lui, “che dopo aver addormentato il proprio piccolo si riposava assaporando il fresco e le bellezze della notte fiorentina. Le mamme sono importanti. Tienilo a mente.” Con questa risposta ci salutammo.
Quella ragazzina audace e forse un po’ pretenziosa –conclude Lucia Bruni – ero proprio io e ancora conservo vivo il bellissimo ricordo di quell’incontro”.
Abbiamo dunque grazie al brillante racconto di Lucia Bruni un’interpretazione autentica e suggestiva di Firenze sogna. Ma questo non significa che non possiamo continuare a immaginare altre versioni. Una volta un famoso cantautore si complimentò con me (con una puntina d’ironia) per aver dato ad alcuni suoi versi una lettura metaforica con significati riposti ai quali –mi disse. egli non aveva affatto pensato .
Quindi anche in questo caso possiamo sbizzarrirci con altre interpretazioni. Ad esempio, l’immagine di Firenze notturna è splendidamente statica. La città, sotto il manto di stelle è avvolta in un silenzio quasi irreale, lontano dagli affanni del quotidiano.
C’è però quella congiunzione avversativa, quel ma che induce a pensare a uno scenario di segno diverso. La madonna bruna non è sul balcone bensì “veglia“ dietro un balcone. Quindi mi piace immaginare un pizzico di mistero: un’innamorata delusa, forse una moglie tradita, che non riesce a prendere sonno e cerca di placare la sua inquietudine nell’incanto di Firenze.
Insomma possiamo provare ipotesi alternative ma il punto fermo è che da quel balcone si ammira l’inconsueta ed emozionante immagine lunare di una città incomparabile.