Nell'antologia Cronache di delitti lontani,"Incubi e bare" è l'ultimo racconto ambientato dentro il Ghetto e il Mercato Vecchio nell'anno 1882. Decisamente diverso dai precedenti, è storia gotica con risvolti vampirici ed incubi tipici di quegli anni. In più ha un svolgimento farsesco e persino comico, come ad esempio nell'episodio del furto delle casse da morto in Firenze.
«Più tardi, prima dell'alba. Egidio Casini, agente di polizia, stava lì, sotto al Battistero, a fissare la scena che appena si intravedeva di fronte all'Arco dei Pecori. Era o non era una bara quella che due uomini facevano scendere a fatica da un carro? […] Gli individui con la bara presero l'aire fuggendo sotto l'arco, dove sparirono. Insieme partì il carro verso via de' Cerretani, tra lo sfrigolio dei cerchioni e lo zoccolare furioso del cavallo. I due agenti arrivarano appaiati sotto l'arco, presero a sinistra su perentoria indicazione del braccio sinistro di Casini. Entrarono nel ghetto. Avevano davanti il buio della lunga vòlta che portava alla piazzetta della Fraternità. Ci passarono sotto ansimando e si trovarono nello slargo, poco più di un pozzo rettangolare, tra case alte e mezze diroccate, porte tolte dalle cerniere e infissi andati a catafascio o inesistenti. Dei due con la bara, nessuna traccia.» (continua)
Dal racconto “Incubi e bare” di Graziano Braschi, nell'antologia Cronache di delitti lontani (Hobby & Work, 2002)
immagine: Telemaco Signorini, Il Mercato Vecchio (1882-1883) da Wikipedia http://goo.gl/02PnR