Firenze – L’appello che parte dalla Toscana vola direttamente verso Roma, e la richiesta è quella di porre in essere un rapporto più stretto tra sicurezza sul lavoro e ispettorato del lavoro. Perché la Regione, dal canto suo, si impegna a intensificare l’impegno per la sicurezza sul lavoro estendendo i progetti speciali, nella prospettiva di avere la possibilità di assumere per aumentare i controlli, intensificando lotta all’evasione fiscale e lavoro nero. Il presidente Enrico Rossi nel suo intervento in aula, a conclusione della seduta speciale del Consiglio regionale dedicata alla sicurezza sul lavoro, ha sottolineato così i punti chiave dell’impegno regionale affinché chi esce di casa per andare a lavorare ci torni integro, concluse le ore di lavoro.
“Nella mia lunga esperienza, prima da assessore, poi da presidente, ho maturato la convinzione che per gli incidenti sul lavoro la fatalità non esiste – ha detto Rossi – infatti, quando si mette attenzione, i risultati si vedono, quando le aziende fanno dell’abbattimento degli infortuni un punto d’impegno, gli infortuni calano. Non bisogna accettare l’incidente come fatalità. Noi abbiamo fatto tante cose, ma tante restano ancora da fare. Sono rimasto particolarmente colpito dalla situazione di Livorno, dove un protocollo per troppo tempo è stato lasciato lì come carta. E’ inquietante domandarci se ciò che è accaduto è frutto di una scintilla. C’è da capire se c’è qualcosa che non funziona. Tanti operai, non solo a Livorno e in Toscana, sono morti nelle cisterne. Una questione che chiama in causa la sicurezza sul lavoro, l’Arpat, i vigili del fuoco. Un quadro che va affrontato con freddezza, per non avere poi da rimproverarci alcunché. Chi è competente in materia ci riferirà, la politica deve porre le domande giuste, e pretendere dai tecnici le risposte”.
Una forte sottolineatura il governatore toscano la fa in merito ai progetti speciali. “Credo molto nei progetti speciali – ha detto – li abbiamo fatti per Prato e per le Apuane, lo voglio fare per la cantieristica. Quello di Prato ha dato i suoi risultati. L’80% delle aziende visitate si è messo in regola. I dormitori ci sono sempre, ma non più nei laboratori. Poter replicare l’esperienza di Prato vuol dire che bisogna assumere altre 70 persone. Ma se le leggi nazionali non me le fanno assumere…”.
Sul punto Rossi ha ricordato la legge che impone la riduzione del personale in sanità, contro la quale ha fatto ricorso alla Consulta. “E’ un’invadenza governativa in competenze che sono della Regione – ha sottolineato – A Prato sono le imprese a chiedere di fare più controlli. E’ importante che l’appello ad aumentare i controlli sia venuto proprio dalle forze datoriali di Prato. La visita è una spinta verso la legalità. Dove abbiamo fatto visite, i contributi sono aumentati del 51%. Quindi dobbiamo poter assumere giovani per fare controlli integrati, abbiamo visto che dove questo viene fatto, poi si ripaga da sé. Quindi intensificheremo il nostro impegno ed estenderemo i progetti speciali”.
Un altro momento di svolta è puntare i riflettori sulla connessione lavoro nero – precariato – infortuni. “Abbiamo visto che spesso gli infortuni mortali avvengono in situazioni di lavoro nero e di precariato. La lotta a lavoro nero e precariato è uno dei punti fondamentali per la sicurezza del lavoro. Approfondiremo, faremo un focus sugli incidenti mortali e sul perché accadono”.
Fra le richieste al governo nazionale, “Abbiamo riscontrato che a livello nazionale mancano i provvedimenti sulle cisterne, sulla certificazione delle imprese. Ci auguriamo che il futuro governo li produca – ha rilevato Rossi – inoltre ci rivolgiamo al governo nazionale perché ci sia un rapporto più stretto tra sicurezza sul lavoro e ispettorato del lavoro. La nostra intenzione è quella di chiudere la legislatura aprendo una trattativa con il governo per raggiungere un’intesa su questo”.
Infine un apprezzamento per i sindacati nazionali, che hanno scelto la Toscana e Prato “per celebrare il 1° maggio, sul tema della sicurezza sul lavoro”.