Prato – Terribile incidente sul lavoro, oggi lunedì 3 maggio una giovane operaia, 22 anni, è morta in un incidente sul lavoro, presso un’azienda tessile dell’area pratese. La giovane ha perso la vita rimanendo intrappolata in un macchinario, dentro la ditta Orditura Luana, che si trova in via Garigliano a Oste di Montemurlo.
La chiamata al 118 si è rivelata inutile: la giovane, secondo quanto ricostruito finora, sarebbe stata agganciata nel rullo dell’orditoio presso cui lavorava, finendo inghiottita dalla macchina. l’altro operaio che si trovava nello stabilimento era occupato in un’altra macchina e non ha visto il momento in cui la giovane è rimasta intrappolata ed è scomparsa. L’operaio ha dato subito l’allarme. Gli ispettori del lavoro dell’Asl stanno operando tutti i controlli per capire la dinamica dell’incidente e verificare se la giovane è rimasta vittima di un errore umano o del mancato rispetto delle norme di sicurezza.
“E’ inconcepibile continuare a morire sul lavoro. E’ ancor più inaccettabile la morte di lavoratori giovanissimi, oggi di una giovanissima madre”. Lo scrivono in un comunicato Cgil, Cisl e Uil e Filctem, FemcaUiltecdi Prato, nel quale denunciano per l’ennesima volta come esistano ancora luoghi di lavoro lontani dagli standard di sicurezza previsti.
“Le OO. SS. pratesi esprimono le loro condoglianze e i sentimenti più vivi di vicinanza ai familiari della vittima. La tragedia di stamani è, dall’inizio dell’anno, il secondo incidente mortale sul lavoro nella nostra provincia. Ed è il secondo che ha come vittime lavoratori giovanissimi.
Se le cause della tragedia saranno all’esame dell’autorità competente, alla quale spetterà stabilirne circostanze e responsabilità, non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto.
Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza. E’ come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua ad essere considerata solo un costo invece che una condizione imprescindibile. La morte di due ventenni nell’arco di tre mesi deve far riflettere sugli investimenti operati in termini di formazione e di acquisizione di competenze.
Non è sufficiente constatare che i giovani sono i più colpiti dalla crisi provocata dalla pandemia, bisogna investire su di loro e offrire loro sbocchi occupazionali che non siano più precari o insicuri”.