Inchiesta sulla Regione, mezzo milione in ristoranti

Nuovi dettagli sui rimborsi pubblici per pranzi, cene ed alberghi dei gruppi consigliari dell’Emilia-Romagna

regione_emilia_romagna_assembleaQuasi mezzo milione di euro in rimborsi per ristoranti ai consiglieri regionali in 19 mesi, da giugno 2010 a dicembre 2011. E’ una delle prime cifre complessive uscite dall’inchiesta per peculato che sta destabilizzando l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna. Solo due giorni fa, le dimissioni da capogruppo dell’esponente Pd Marco Monari.

Nel dettaglio, il Pdl (12 consiglieri) da solo farebbe segnalare la cifra di 220mila euro, mentre il Pd (24 consiglieri) arriverebbe a 145 mila, la Lega Nord (quattro consiglieri) 53mila, il Movimento 5 Stelle 18mila (due consiglieri), l’Udc 6.500. Le cifre, riferite a pranzi e cene per lo più di rappresentanza, con simpatizzanti e militanti, emergono dai rendiconti al vaglio della Guardia di Finanza.

Per gli alberghi, invece, il Pd avrebbe speso 17mila euro, il Pdl duemila, i 5 Stelle 1.100, l’Udc 1.700. Tra queste voci a rimborso, risulterebbero anche i 1.100 euro di una ricevuta intestata all’ormai ex capogruppo Pd Marco Monari dall’hotel Dei Dogi di Venezia (una persona per due notti), il 5 giugno 2011 (ma l’interessato ha negato di aver effettuato la trasferta e chiesto il rimborso). La cifra in questione che sarebbe stata pagata in contanti e non avrebbe giustificativi. Sempre a Monari, a fine luglio, sono riferiti 800 euro di spesa per un soggiorno di due notti all’albergo “La Bussola” di Amalfi, a metà con un altro consigliere Pd, Roberto Montanari. Ed è proprio Montanari a far sapere che “era un’attività perfettamente consentita dalla legge. Era un seminario di area democratica“.

Arriva subito la reazione dei grillini. “Diciottomila euro per due consiglieri, considerando 21 giorni lavorativi al mese, fanno 21/22 euro a testa. Tutte spese riportate sul sito del Movimento. È la scoperta dell’acqua calda”, dice il capogruppo Andrea Defranceschi, spiegando che in questa cifra rientrano anche i pasti di tutti i dipendenti del gruppo (tra 9 e 11) “con i quali mangiavamo o alla mensa o alla baracchina qui dietro o alla bocciofila. Non sono mai stato con i nostri dipendenti né ad Amalfi né a Venezia. E a parte due o tre trasferte, non ci sono cene, né pazze, né normali”.

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