Inchiesta Aemilia, il Riesame nega il carcere per Bernini

Per l’ex assessore PdL parmigiano confermata la decisione del gip: nessuna prova di voto di scambio.

Il tribunale del Riesame di Bologna ha respinto l’appello del sostituto procuratore della Dda che aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per l’ex assessore parmigiano Giovanni Paolo Bernini, indagato nell’ambito della maxinchiesta Aemilia sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia Romagna.

Il pm aveva impugnato il rigetto del gip, che già lo scorso gennaio aveva firmato un’ordinanza di misure cautelari a carico di 117 persone escludendo il politico parmigiano indagato. Il gip aveva infatti ritenuto che non sussistessero gli indizi per sostenere un’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per Bernini. Lo stesso concetto ribadito oggi dal tribunale del Riesame, secondo il quale non si ravvisano neppure gli indizi per il reato di scambio elettorale politico-mafioso poiché nella vicenda non è emersoche la promessa di procurare voti sia stata fatta con l’impiego di modalità intimidatorie proprie dei contesti di criminalità organizzata“, necessarie dopo il cambio della normativa su questo reato.

Secondo le accuse, il clan capeggiato da Romolo Villirillo si sarebbe attivato per fare arrivare 200-300 voti per Bernini alle amministrative del 2007 in cambio di denaro. Ma, osserva il Riesame, non sussistono indizi precisi e concordanti per sostenere un coinvolgimento penale del politico in reati mafiosi, perché nella corposa mole di intercettazioni non c’è stata nessuna comunicazione diretta con il Bernini. Gli associati potrebbero aver millantato contatti che nella realtà non c’erano stati.

Le condotte dell’ex assessore del Pdl, secondo il Riesame, “paiono dover essere qualificate come corruzione elettorale“. Tuttavia, essendo la pena massima per questo reato tre anni, non sarebbe giustificata una misura di custodia cautelare. Se anche venisse sostenuta e provata una nuova accusa, poi, sarebbe già prescritta da tempo.

Deve ritenersi che Bernini abbia effettivamente promesso, e almeno in parte versato  l’importo complessivo di 50mila euro – si legge nell’ordinanza del Riesamenon può invece stimarsi acquisito un quadro di gravità indiziaria sufficientemente grave in ordine al fatto che il patto prevedesse anche la possibilità di partecipare ad appalti indetti dal Comune in posizione privilegiata“.

Ora la difesa di Bernini auspica e attende una richiesta di archiviazione da parte della procura. “Giustizia è fatta! Dedico questa vittoria della libertà e della verità alla mia famiglia e a tutti coloro che mi sono stati vicini – dichiara Giovanni Paolo Bernini. Avevo ed ho ora ancor di più fiducia nell’espletamento della Giustizia, vi sono Giudici di estremo valore, imparzialità e serietà ma permangono pessime abitudini quale ad esempio quella di celebrare roboanti conferenze stampa quando ancora le indagini muovono i primi passi con il reale rischio di provocare danni irreparabili alle persone coinvolte”.

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