Firenze – “L’inchiesta Storia di un bombardamento Buti, 22 giugno 1944” (ETS) prende spunto dalla storia locale attraverso una ricerca che si avvale di una serie di conversazioni con testimoni degli eventi bellici del 1944-45. Ma amplia l’orizzonte per esaminare un evento, quello dei bombardamenti alleati – e di come fossero percepiti dalla gente – che è stato poco affrontato nelle trattazioni storiografiche anche se è spesso al centro dei racconti di coloro che hanno vissuto la seconda guerra mondiale, come rivelano anche i suggestivi titoli dei capitoli (Giorgio e Francesco – Teresa – Gradaletto – Il diario di Omero – Una zampa rotta – Da Vicopisano – Il cancellino aperto – Una lettera – Due pani bruciati . Una carpetta – La grandine sulle ortensie – E dopo? – Scale a pioli – Non si parlava d’altro – Il bombardamento sul Mariotto – 22 giugno 1944 )
Il secondo aspetto innovativo di questo saggio – che si avvale di splendide foto di Lido Scarpellini – è che esso nasce da una ricerca sul campo che coinvolge sia persone testimoni di tali accadimenti, sia le giovani generazioni di studenti che ne hanno sentito parlare dai loro nonni e bisnonni
Un lavoro importante quello di due docenti e saggisti pisani Daniela Bernardini e Luigi Puccini frutto della ricerca che prende spunto da una tesi di laurea che stata l’occasione per approfondire temi finora poco esplorati e per analizzare come su di essi possano convergere gli interessi di varie generazioni.
“Il libro – ha osservato il Sindaco di Buti Alessio Lari nella prefazione – descrive bene il rapporto intergenerazionale, evidenziandone anche le emozioni, con cui la maggior parte dei giovani hanno appreso frammenti di storia locale, ossia dal racconto dei nonni”.
”In questo caso” – ha aggiunto il Sindaco Lari – “il merito della ricostruzione storica e dell’esercizio della memoria colgono un duplice obiettivo, infatti oltre a contribuire ad avere un quadro più chiaro della storia locale, anche a vantaggio dell’esperienza delle future generazioni, fanno luce su un evento poco conosciuto e troppo poco ricordato come il bombardamento del Mariotto” (località butese ndr)
Dal libro emergono interrogativi importanti sulla strategia militare, ad esempio quanto fossero indispensabili i bombardamenti che colpirono popolazione civile, quali erano le sensazioni della gente che ne subiva gli effetti e che portavano con sé sentimenti ambivalenti: che se la prendevano con le bombe ma accoglievano con entusiasmo i liberatori.
Abbiamo parlato con i due autori attraverso questa intervista
Come è nata l’idea del libro?
Quando abbiamo iniziato a studiare la strage di Piavola ci siamo resi conto che molta storia contemporanea di Buti era viva nella comunità ma aveva bisogno di essere studiata scientificamente, anche per superare una memoria non sempre condivisa. Girovagando sui monti butesi, sui sentieri percorsi da chi aveva vissuto il tristissimo periodo 1943-44, abbiamo visto la natura impossessarsi dei cippi e delle lapidi poste subito dopo la guerra. Restavano nascosti alla vista di chi, su quei sentieri, si avventurava in cerca di silenzio e pace, di sfide per misurare le capacità sportive e non certo in cerca di cibo povero e senza costo come negli anni dell’occupazione nazi-fascista e della guerra.
Frequentando gli archivi, sfogliando documenti e giornali d’epoca abbiamo cominciato ad accumulare informazioni anche su temi che esulavano dalla ricerca principale della strage di Piavola e abbiamo cominciato a catalogarli e metterli da parte in attesa di poterli utilizzare in una eventuale ricerca. Del bombardamento alleato su Buti non si parlava molto in paese e non c’erano commemorazioni pubbliche e ufficiali.
Qual è il contributo dello studente Francesco Rossi?
Determinante! Le nostre ricerche su Buti ci hanno visti affiancati dai nostri studenti. I giovani si sono appassionati e ci hanno seguiti sugli impervi percorsi naturalistici dei monti e nelle polverose e buie stanze tipiche di archivi che si aprono solo per pochi appassionati e studiosi di storia locale. Con gli studenti abbiamo voluto condividere lo studio per poter trasmettere i valori della pace e l’importanza del metodo e della ricerca. Francesco è il nostro studente/avatar rappresentativo delle decine che ci hanno aiutato in questi 20 anni di lavoro sulla storia butese.
I protagonisti delle testimonianze orali come hanno vissuto a oltre 70 anni di distanza la rievocazione di avvenimenti così drammatici?
Hanno pianto! e noi ci siamo commossi con loro. I protagonisti hanno rievocato quelle ore e quei giorni con grande tristezza e il loro racconto ha avuto momenti di intenso dolore. Ma ha prevalso la voglia di raccontare, di liberarsi di pensieri che spesso non sapevano scacciare dalla memoria. Per questo hanno raccontato volentieri e l’idea di lasciare i loro ricordi a dei giovanissimi li ha riempiti di orgoglio. Alcuni insieme ai ricordi hanno voluto regalarci delle foto o farci vedere dove si nascondevano durante gli allarmi aerei. L’apparato fotografico, curato la Lido Scarpellini, è un elemento che tiene viva anche la memoria visiva.
Gli intervistati come hanno vissuto il fatto che il bombardamento avvenisse ad opera di chi veniva a liberarci dall’occupazione nazista?
Uno dei motivi che ci ha spinto a decidere di approfondire l’episodio è proprio la mancanza di specifici approfondimenti sul tema dei bombardamenti alleati. Molti avevano paura a parlarne perché gli alleati ci avevano liberato da una dittatura vile e assassina, e i bombardamenti altro non sembravano che effetti collaterali! Oggi la storiografia ufficiale sui bombardamenti ci indica le perplessità circa l’uso delle bombe sui civili durante la Seconda guerra mondiale ma anche nell’attualità. Per questo gli studi sui bombardamenti sono di grande importanza: tutti evidenziano la necessità di un’Europa unita con il fine della pace nel mondo.
Quale interesse è stato riscontrato nelle giovani generazioni per questi eventi ?
È proprio dai giovani che è venuta la spinta più forte a dare corpo alla nostra “inchiesta”! Gli studenti amano la storia contemporanea e se si appassionano studiano volentieri. Nel caso specifico il bombardamento ha diviso e fatto discutere: era indispensabile bombardare a pochi mesi dalla fine della guerra? era proprio da bombardare una popolazione palesemente sconfitta e stretta in mezzo all’avanzata degli alleati e alla feroce resistenza tedesca sulla Linea Gotica? perché le vittime dei bombardamenti non godono di commemorazioni ufficiali mentre quelle delle stragi naziste sono ricordate in pubbliche cerimonie?
La storia locale fatta anche di vita vissuta, di aspetti emozionali contribuisce in modo significativo alla storia nazionale….
In ogni nostra pubblicazione di storia locale abbiamo sempre premesso che la ricerca trovava una sua collocazione nella grande storia. Uno sguardo all’altezza di chi la storia la vive, la subisce, ne rimane travolto ma non riesce a scriverla, a esserne protagonista. Sono le persone che fanno la Storia: con la loro vita quotidiana, con i loro gesti, i loro riti, con le loro emozioni che spesso guidano i comportamenti e le scelte più di quanto non faccia la razionalità e la riflessione. Proprio come nella storia quotidiana della guerra prevalgono la solidarietà, la necessità della sopravvivenza, gli espedienti che la guerra impone.