Rifiuti da fuori regione, negli inceneritori dell’Emilia-Romagna, “solo in caso di emergenza”. Era questo il cardine dell’accordo tra giunta Bonaccini, Iren ed Hera in merito alla gestione della spazzatura alla luce dello Sblocca Italia. Decreto che prevede la possibilità per ogni termovalorizzatore di bruciare rifiuti provenienti da tutta Italia, indipendentemente da eventuali accordi territoriali.
Nemmeno una settimana dopo, pare che carichi di rifiuti provenienti dalla Liguria siano in arrivo verso gli impianti emiliani. Dove verranno smaltiti ancora non si sa, anche perché gli inceneritori in Emilia-Romagna sono nove. Possibile, se non probabile, che anche gli impianti di Parma e Modena parteciperanno al soccorso della Liguria.
I contatti sarebbero già in corso e nei prossimi giorni saranno i due presidenti, Bonaccini e Toti, a decidere il da farsi. Ma l’Emilia-Romagna non dovrebbe avere problemi – tecnicamente parlando – a soccorrere la Liguria per risolvere l’emergenza rifiuti.
La prima richiesta di aiuto era partita già dalla giunta Burlando: dopo la chiusura temporanea della discarica genovese di Scarpino, alla fine dell’anno scorso, i rifiuti liguri sono stati smaltiti in questi mesi dal gassificatore piemontese Tmr. Ma l’accordo col Piemonte si è esaurito, così come è finita la capacità di accogliere rifiuti da parte della regione governata da Sergio Chiamparino. E così Toti avrebbe chiesto aiuto a Bonaccini.
Si parla di circa 60mila tonnellate di rifiuti liguri che verrebbero accolti in Emilia-Romagna. Nell’accordo raggiunto dalla giunta Bonaccini con i gestori dei termovalorizzatori, Hera e Iren, sta scritto che i rifiuti da fuori regione potranno smaltiti in Emilia-Romagna solo per “eventuali emergenze di durata limitata, in un’ottica di solidarietà fra i territori e previa autorizzazione della Regione”. Ora, a quanto pare, ci siamo. Non a caso, nella manifestazione nazionale di sabato scorso a Parma contro l’arrivo di rifiuti da fuori provincia il tema dei rifiuti liguri aleggiava come uno spettro. Che poi 500 manifestanti, privi di rilevanti appoggi politici nazionali, possano evitare un’eventualità del genere è tutt’altra questione.