Scherzare con il defunto commendatore gli costerà la dannazione eterna. La dissimulazione è invece in campo amoroso, amore e morte di greca memoria. Il catalogo interminabile delle conquiste sciorinato da Leporello in una delle più note arie operistiche, ne è la prova. Ma forse lo si ama proprio per questo, il Don Giovanni. Una delle sue messe in scena più scandalose fu proprio al Teatro della Pergola, nel 1990, con la regia di Jonathan Miller quando Samuel Ramey varcò il palcoscenico del teatro nudo, dalla cintola in giù, metafora, forse non troppo, di un recente amplesso bruscamente interrotto dal padre della sedotta, poi prontamente trafitto dalla spada del ribaldo.
Più raffinata e di grande efficacia nel disegnare i contorni psicologici dei personaggi, la regia di Lorenzo Mariani ieri sera al Comunale, al debutto del Don Giovanni nella nuova produzione del Teatro del Maggio. In una scena tutta azulejos bianchi e blu di ispirazione iberica, ma che nella sua fissità sembra creare uno spazio metafisico e onirico, le due protagoniste femminili Donna Elvira e Donna Anna si contendono lo scettro per il ruolo femminile più riuscito. La prima, Caitlin Hulcup recita con maestria il ruolo della donna combattuta tra amore ed odio registicamente in bilico tra il registro drammatico e quello burlesco, esibisce voce corposa ma con qualche increspatura nelle parti di agilità. Yolanda Auyanet, timbro autorevole e cura del fraseggio e dell’emissione è una donna Anna dolente e volitiva nella ricerca del seduttore che così vilmente l’ha colpita. Nel ruolo di Don Giovanni, il giovane Alessandro Luongo che debuttava sul palco del Comunale, ha convinto tutti sia nella parte vocale che nella recitazione con un risalto nei recitativi in coppia con Leporello, Roberto de Candia la cui interpretazione, in un ruolo così esteso, non rivaleggia con quella del suo padrone ma vi si armonizza senza eccessiva sottolineatura delle sue parti buffe .
La scenografia inquadra la buca dell’orchestra disegnando un rettangolo e si protrae in una passerella vicinissima alle prime file della platea da dove poi Don Giovanni si dilegua nell’epilogo finale con il Commendatore, un monumentale e statuario Stephen Milling (lo Hunding della Walkiria andata in scena il mese scorso) . Il Maestro Zubin Mehta gigioneggia con gli interpreti e sceglie tempi inusualmente lenti , ne risente visibilmente Paolo Fanale, nei panni di Don Ottavio che nel contesto di una timbrica gradevole mostra qualche forzatura nella sua celebre aria Dalla sua pace. Tutti premiati dagli applausi del pubblico anche i comprimari Nicolò Ayroldi (Masetto) e Marina Comparato (Zerlina) in un teatro strapieno , segno tangibile dell’affetto di Firenze per la sua orchestra.