Firenze – Crescono i diabetici in Toscana e più in generale cresce il rischio di ammalarsi di questa patologia cronica considerata, ormai, una delle piaghe dei tempi moderni.
Sono circa 185 mila i toscani, il 7% della popolazione adulta, che soffrono di diabete, in particolare del tipo 2 da insulino-resistenza o da deficit di insulina (oltre il 90% dei casi). Un dato in crescita, se pensiamo che dal 2000 la percentuale nella nostra regione è passata dal 3,5% al 4,9%.
Questo il quadro emerso nel corso dell’incontro Highway diabetes: il paziente al centro?, promosso da Motore Sanità col contributo di Lilly, tenutosi ieri mattina presso l’auditorium Attilio Monti de La Nazione.
Molte le cause alla base dell’insorgenza della malattia, ha spiegato il direttore di Diabetologia dell’Azienda universitaria ospedaliera di Careggi, Edoardo Mannucci: il sovrappeso, la sedentarietà e una dieta disordinata e sbilanciata verso i grassi. Solo sul nostro territorio la spesa per i farmaci per il diabete si aggira intorno ai 60 milioni di euro, a cui va aggiunto uno zero se calcoliamo anche le spese ospedaliere e i costi derivanti dalla gestione delle varie complicanze.
Nonostante l’allarmismo su scala globale – in Italia ne soffrono oltre 4 milioni di persone – sono stati messi sul mercato nuovi farmaci che, sebbene più cari, hanno dimostrato un maggiore efficacia clinica e dunque un miglioramento sul piano sociale della gestione della patologia, ad esempio una riduzione sensibile degli accessi al pronto soccorso.
Di come rendere meno “amaro” il futuro di chi deve fare i conti con lo sbilanciamento di zuccheri nel sangue, e di come semplificare l’organizzazione delle cure in un clima di sinergia con il mondo sanitario, del lavoro e sociale, si è discusso, tra gli altri, con il direttore generale diritti di cittadinanza e coesione sociale Regione Toscana, Carlo Tomassini, con il responsabile Estar acquisto farmaci Toscana, Claudio Marinai, e con il direttore UO Malattie metaboliche e diabetologia AOU pisana, Stefano Del Prato.
Dai lavori, salutati dalla direttrice de La Nazione Agnese Pini, sono emerse inoltre tutte le novità tecnologiche a supporto del paziente: dagli strumenti diagnostici applicabili al braccio che mandano “alert” sul livello di glicemia, ai collegamenti con lo smartphone. Il rimedio più importante rimane, sempre e comunque, la prevenzione: dopo i cinquant’anni, consigliano medici e scienziati, è bene controllare il proprio stato di salute con analisi periodiche.
Foto: Direttore di Diabetologia dell’Azienda universitaria ospedaliera di Careggi, Edoardo Mannucci