iTMOi (in the mind of Igor) è il tentativo di stravolgere un’opera tra le più importanti del ventesimo secolo: “La sagra della primavera” di Igor Stravinskij viene scorporata e ricomposta nella coreografia dell’importante autore inglese di origine bengalese, Akram Khan. Si tratta di un lavoro commissionato all’artista dalla Sadler’s Wells di Londra in occasione del centenario dalla prima rappresentazione dell’opera, che si tenne al Théâtre des Champs-Élysées nel 1913. E’ stato presentato in prima nazionale al Teatro Ariosto di Reggio Emilia lo scorso 8 ottobre, nell’ambito del Festival Aperto.
Come nell’opera di Stravinskij il risultato è un assemblaggio di suoni e movimenti evocativi molteplici sensazioni. Vita-amore-violenza-morte sono ciò che costituisce l’uomo, lasciato solo nel caos, sua unica certezza. Tutto il resto è rituale, idea precaria da lui stesso creata. La violenza è rappresentata come in fondo un penoso sforzo umano di agire nella propria vita, ed è continuamente presente. Un individuo si immerge nella mente di un altro individuo e vi estrae ossessioni, paure, idee. È ciò che Khan fa con Stravinskij, e con se stesso. Attraverso un processo di introspezione, l’artista abbatte la struttura della propria mente, rompe con il proprio passato e si libera dalla tradizione, dai ricordi. Il risultato è una rigenerazione che lascia scorgere un’energia nascosta. Il percorso dell’uomo ha fine con la morte alla quale si oppone il ciclo della vita con la sua forza: è un groviglio di tensioni, emozioni, paure. “Una rottura di pensiero, feroce resistenza alle convenzioni, la morte del corpo e la nascita dell’anima, tutto ci ricorda che la mente e l’immaginazione sono libere e si autogenerano” (Khan).
È proprio questo vortice di energia e vigore della mente che dà corpo ad uno spettacolo che trae infinita ispirazione dai diversi domini culturali e si rinnova. È il movimento del pensiero che si concretizza nella danza. Stravinskij costituisce la base su cui i compositori stendono i propri suoni: soltanto i 30 secondi finali dello spettacolo sono occupati da un tema de “La sagra della primavera”, mentre l’intero spettacolo è nuovamente musicato da Nitin Sawhney, Jocelyn Pook, Ben Frost. Traendo ispirazione dalla varietà dei generi contemporanei, la musica avvolge i corpi in movimento, è plasmata intorno a loro alla perfezione.
L’Akram Khan Company è tra le più innovative del panorama contemporaneo. Forte di molte influenze culturali diverse, Khan esprime la precisa intenzione di rileggere la danza tradizionale alla ricerca di forme espressive contemporanee. L’obiettivo è quello di approfondire gli aspetti più interiori dell’essere umano, alterare le percezioni, liberarsi delle sovrastrutture, ritrovare le forme pure che ci accomunano, nel caos delle emozioni e delle pulsioni singolari.
Qui il trailer dello spettacolo: http://vimeo.com/62777694
Anna Vittoria Zuliani