In Emilia oltre 37mila aziende guidate da stranieri

Da immigrati a imprenditori: ditte quadruplicate tra il 2005 e il 2015. Come nel resto d’Italia, calano gli italiani.

Continua in Emilia-Romagna la tendenza positiva che negli ultimi dieci anni ha visto quasi quadruplicare i cittadini stranieri titolari di aziende individuali, passati da 10mila a oltre 37mila (37.296): il 15,8% delle imprese totali della regione (236mila). Un aumento avvenuto costantemente anche nel periodo di maggior crisi economica: dal 2008 al 2015, infatti, si è registrato un segno positivo del 23,5%. La fotografia emerge dal Rapporto “Mercato del lavoro e dinamiche occupazionali degli stranieri”, curato dall’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio della Regione Emilia-Romagna, che utilizzando i dati Istat e Unioncamere analizza le caratteristiche del lavoro e dei lavoratori stranieri e prende in esame anche il tema dell’imprenditoria.

In Emilia-Romagna, così come nel resto del Paese, la crescita dell’imprenditoria straniera è in controtendenza rispetto a quanto registrato per l’imprenditoria italiana.
Si tratta in maggioranza di ditte individuali, aumentate negli ultimi dieci anni in modo talmente significativo da rappresentare il 15,8% del totale delle imprese attive nel territorio regionale (236mila); una percentuale che supera anche quella italiana, del 13,5%. Per quanto riguarda il tipo di attività, al primo posto, con quasi il 42% del totale delle imprese individuali guidate da stranieri, si trovano quelle operanti nel settore delle costruzioni; seguono il commercio all’ingrosso e al dettaglio (25,8%) e le attività di alloggio e ristorazione, che incidono per il 6,5% (il dato medio nazionale è del 5,7%). Le imprese di costruzioni a guida straniera rappresentano il 33% del totale delle imprese di settore in regione; quelle di alloggio e ristorazione quasi il 20% e quelle del commercio oltre il 16%.

La netta maggioranza dei titolari stranieri di impresa individuale è costituita da cittadini extracomunitari: 82,5% in Emilia-Romagna e 80,5% in Italia. I più dinamici sono i marocchini – con oltre 4.600 casi, pari al 12,3% – seguiti a brevissima distanza dagli albanesi (4.432 imprese, pari all’11,9%, in flessione rispetto al passato) e dai cinesi (4.300 imprese, l’11,5%) e, piuttosto distanziati, dai rumeni (3.802, il 10,2%) e dai tunisini (3.431 imprese, il 9,2%).

I Paesi più rappresentati tra gli imprenditori stranieri – in Emilia-Romagna e in Italia – sono solo parzialmente in linea con quelli di provenienza dei cittadini residenti. A livello regionale, si notano infatti delle differenze considerevoli: il Marocco, al primo posto in termini di titolari di impresa, è in realtà per numero di residenti il secondo Paese, preceduto dalla Romania, che in termini di imprenditoria si trova al quarto posto. La Cina, invece, rappresenta il terzo Paese per numero di imprenditori e solo il sesto per numero di cittadini residenti in Emilia-Romagna. Ancora più marcata è la sovra-rappresentazione, fra i titolari di impresa, della Tunisia: quinto Paese di nascita degli imprenditori e ottavo in termini di residenti, con un tasso di imprenditorialità del 18,3%.

I cittadini stranieri residenti all’1.1.2016 sono 534.424 (12% della popolazione residente complessiva). L’Emilia-Romagna è dunque al primo posto fra le regioni italiane per incidenza percentuale (media nazionale 8,3%). I comuni emiliano-romagnoli che superano il 10% dei residenti stranieri sono 158 sui complessivi 334 (erano 22 nel 2004). Le punte più alte a Galeata (Fc) al 22%, Castel San Giovanni (Pc) al 20,8%, Langhirano (Pr) al 20,1% e altri 30 comuni con valori percentuali compresi fra il 15 e il 20%.
La presenza femminile a seguito dei ricongiungimenti familiari e dell’immigrazione per lavoro è in continua crescita: all’1.1.2016 le donne straniere sono 285.610 e rappresentano il 53,4% del totale dei residenti stranieri. I principali Paesi di provenienza degli stranieri residenti sono la Romania con il 16,1%, in aumento rispetto al 15,5% dell’anno precedente; il Marocco con il 12,2%, in diminuzione rispetto al 12,6% del 2014; al terzo posto si colloca l’Albania con l’11,3%, valore in lieve calo rispetto alla percentuale precedente, dell’11,6%.

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