Dal 2005 al 2015 sono stati 9.832 gli sfratti eseguiti sul territorio metropolitano bolognese e 37.763 in tutta l’Emilia-Romagna. Nel 2015, con dati non ancora definitivi, sotto le Due Torri gli sfratti eseguiti sono stati 1.081 contro i 998 dell’anno precedente; 3.191 quelli a livello regionale dopo i 5.472 del 2014.
Per quanto riguarda le procedure convalidate, a Bologna sono state 1.301 (1.500 nel 2014): quasi tutte, cioè 1.233 (95%), per morosità. In regione le convalide sono state 6.145 (6.800 nel 2014), 5.916 (96%) delle quali per morosità.
Sono le cifre fornite dal ministero dell’Interno e messe in fila dalla Cgil e dal Sunia di Bologna. Se è vero che il numero delle sentenze è in lieve calo, per il sindacato i numeri restano “drammaticamente alti” nonostante il supporto del fondo per l’affitto degli inquilini in difficoltà e il protocollo anti sfratto per morosità incolpevoli.
L’allarme di Cgil e Sunia riguarda proprio queste misure di contenimento. Per la morosità incolpevole, le risorse 2015 sono in esaurimento e quelle per il 2016 (sei milioni a livello regionale, 800mila euro per Bologna) non si sa ancora quando saranno disponibili perché il decreto di finanziamento è fermo alla Ragioneria di Stato: il rischio è che non se ne parli prima della prossima primavera. Prospettive ancora peggiori per i contributi per l’affitto. Nel 2014 e 2015 lo Stato ha stanziato 100 milioni per annualità (8,5 dei quali sull’Emilia-Romagna), ma nella legge di stabilità 2016 non si prevedono risorse. Altri 2,2 milioni li aveva messi la Regione: la stessa cifra “era stata in bilancio anche nel 2016 ma ora ci dicono che non verrà erogata”, spiega il segretario del Sunia, Mauro Colombarini.
Insomma “i soldi ci sono contabilmente ma non materialmente”, allarga le braccia il sindacalista: una cosa “incomprensibile e rischiosa”, perché così ci saranno molte famiglie in più a rischio morosità e “che potranno rivolgersi solo all’Erp, che però non potrà rispondere a tutte”.
Intanto, il sindacato conferma l’esistenza di un legame a doppio filo tra sfratti e mancanza di lavoro. “Dove c’è un’azienda in crisi arrivano gli sfratti”, spiega Colombarini, facendo l’esempio recente della Coop costruzioni. Ma una nuova tendenza riguarda anche chi magari lavora in proprio in bar e piccole attività commerciali che vanno in crisi: situazioni in cui si finisce per “non riuscire a pagare più né l’affitto di casa, né quello dell’attività”. Motivi in più per rendere strutturali le misure che in questi anni hanno dato risultati, dichiara Sovilla, chiedendo innanzitutto di attivare finalmente il tavolo tra Comune, sindacati e associazioni economiche previsto dall’accordo che firmato con l’amministrazione nell’ottobre 2015: il tempo passa e “non è possibile che i privati continuino a tenere migliaia e migliaia di case chiuse, anche di fronte al fatto che il Comune può fare da garante”.