Fin dal giorno della sua elezione a presidente dell’Anci, il sindaco Delrio si è fatto sentire. Ha battuto i pugni sul tavolo minacciando di violare il patto di stabilità, ha alzato la voce con il ministro Cancellieri sulla tesoreria unica, continua a chiedere maggiore autonomia per i Comuni. Mercoledì a Cagliari, durante un incontro con il consiglio comunale del capoluogo sardo, ha tuonato: “L’introduzione dell’Imu richiede a noi Comuni di metterci la faccia di fronte a imprese e famiglie: 22 miliardi tutti a nostro carico. Ma i Comuni vogliono capire se è solo una situazione dovuta allo stato di emergenza dei conti pubblici e quali sono le prospettive”. E se l’è presa con gli ultimi provvedimenti del Governo che a suo dire hanno introdotto “troppi lacci e laccioli all’autonomia e all’organizzazione dei Comuni, dimenticando quasi completamente il progetto di federalismo”, rivendicando le virtù dei Comuni (“hanno fatto registrare un saldo positivo per 13 miliardi di euro) e chiamando anche in causa le eccessive spese dell’amministrazione centrale (“sono cresciute di 25 miliardi”). In conclusione, ha detto il presidente dell’Anci, “si sta bloccando il 60% degli investimenti del Paese”.
Non pago Delrio ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al direttore dell’ufficio Segreteria della Conferenza Stato-città, Marcella Castronovo, presso il Viminale, chiedendo “l’urgente convocazione del tavolo tecnico sulla finanza locale”, evidenziando la richiesta di “verificare il percorso di attuazione del decreto legge 201 del 2011 ed i suoi riflessi sulla predisposizione del bilancio di previsione per il 2012”. E’ necessario in particolare, scrive Delrio, “approfondire le informazioni disponibili in merito alle risorse comunali, con particolare riferimento all’Imposta municipale unica (Imu) ed alle sue modalità di riscossione e accertamento ed agli effetti sulla ripartizione delle altre entrate”.
Parole di buon senso che però non possono prescindere da una considerazione. E’ passato quasi sotto silenzio il dato riportato lo scorso lunedì dal Sole24Ore: quello di Reggio è tra i 23 che hanno deciso di aumentare l’aliquota Imu sulle prime case da 0,4 a 0,5% e dallo 0,7 allo 0,96% sugli altri immobili, fabbricati, terreni, e aree fabbricabili. In sostanza si paga come a Milano e a Firenze. Allora la stessa domanda che il sindaco rivolge al governo, i cittadini hanno diritto di girarla al sindaco: quali sono le prospettive?