“Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026”: è il titolo del documento elaborato da un comitato di esperti nominati dal Governo, sotto il coordinamento del Dipartimento per la Trasformazione Digitale e l’Agenzia per l’Italia digitale. È l’atto che traccia la rotta di marcia dell’Italia verso l’Intelligenza Artificiale, preliminare al Disegno di Legge del Governo sul quale sono in corso le audizioni in Senato. Una vera e propria rivoluzione del campo della formazione dalla scuola primaria all’Università; il varo di una Fondazione per l’Intelligenza Artificiale; la definizione di una task force di “Facilitatori” per l’introduzione dell’IA nelle piccole e medie imprese; corsi aperti a tutti i cittadini e obbligatori per i manager della Pubblica Amministrazione. Sono solo alcune delle azioni definite dall’atto strategico nazionale.
Non a caso il documento è stato reso pubblico pochi giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea (12 luglio) dell’AI Act, la prima legge al mondo sull’AI varata dall’Unione Europea. Perché la strategia italiana, elaborata in 38 cartelle, ha il compito di armonizzare gli atti di indirizzo e le azioni concrete che adotterà l’Italia in autonomia, ma senza entrare in rotta di collisione con la superiore normativa europea.
Il testo è stato redatto da un Comitato di esperti per supportare il Governo nella definizione di una normativa nazionale e delle strategie relative all’Intelligenza Artificiale. Il Comitato, coordinato da Gianluigi Greco, professore di informatica all’Università della Calabria e presidente di AIxIA, era composto da figure di spicco come Viviana Acquaviva, Paolo Benanti, Guido Boella, Marco Camisani Calzolari, Virginio Cantoni, Maria Chiara Carrozza, Rita Cucchiara, Agostino La Bella, Silvestro Micera, Giuliano Noci, Edoardo Carlo Raffiotta, Ranieri Razzante e Antonio Teti: “La strategia elaborata dal Comitato inquadra l’intelligenza artificiale come un concreto motore di sviluppo per il nostro Paese, valorizzando le nostre peculiarità e promuovendo lo sviluppo e l’adozione di soluzioni trasparenti e affidabili, in sintonia con i nostri valori”, ha affermato il Coordinatore del Comitato, Gianluigi Greco..
La Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale riflette l’impegno del Governo nel creare un ambiente in cui l’IA possa svilupparsi in modo sicuro, etico e inclusivo, massimizzando i benefici e minimizzando i potenziali effetti avversi. Dopo un’analisi del contesto globale e del posizionamento italiano, il documento definisce le azioni strategiche, raggruppate in quattro macroaree: Ricerca, Pubblica Amministrazione, Imprese e Formazione. La strategia propone, inoltre, un sistema di monitoraggio della relativa attuazione e un’analisi del contesto regolativo che traccia la cornice entro cui dovrà essere dispiegata: “Le quattro macroaree strategiche, oltre a differenziarsi per gli specifici ambiti di azione, hanno evidentemente differenti orizzonti temporali di riferimento – si legge nella nota pubblicata dal Governo – Le azioni nell’ambito della Ricerca dovranno essere sviluppate in un’ottica prospettica di medio-lungo periodo, con l’ambizione di esplorare soluzioni tecnologiche innovative e ancora poco battute; quelle invece rivolte alla Pubblica Amministrazione e alle Imprese dovranno essere orientate a fornire risposte dirette e immediate alle pressanti esigenze di innovazione, prediligendo soluzioni di IA sviluppabili in un’ottica di breve periodo. La Formazione, infine, estrinsecherà una duplice natura, da una parte, definendo azioni “pazienti” che mireranno a diffondere capillarmente competenze e conoscenze, dall’altra, sostenendo azioni che necessitano di tempi più brevi, come quelle legate ai percorsi di reskilling e upskilling”.
Per definire l’attuazione delle misure strategiche elaborate il Comitato di esperti prevede il varo di una Fondazione posta sotto il diretto controllo della Presidenza del Consiglio dei Ministri: “La Fondazione – si legge nel documento – avrà cura, in primo luogo, di gestire e mantenere il registro delle soluzioni di IA, anche valorizzandolo con un opportuno modello di business che ne consolidi la sostenibilità a regime. La Fondazione si caratterizzerà, inoltre, come nodo centrale di una complessa rete di attori, promuovendo lo sviluppo e l’adozione di sistemi di Intelligenza Artificiale nelle diverse macroaree strategiche e, in particolare, nelle Imprese e nella Pubblica Amministrazione. Infine, la Fondazione avrà responsabilità sull’intero processo di monitoraggio della strategia, valutando costantemente lo stato di avanzamento delle singole azioni e il raggiungimento dei target”.
Per sostenere lo sforzo di adeguamento del sistema economico, l’atto di strategia nazionale prevede l’ingresso sulla scena delle pubbliche e medie imprese dei cosiddetti “Facilitatori per l’intelligenza artificiale”, “sotto il diretto controllo – si legge nella Strategia – della Fondazione per l’IA che gestisce l’attuazione, il coordinamento e il monitoraggio, e in forte sinergia con tutti gli attuali attori dell’ecosistema dell’innovazione, e di altre fondazioni rilevanti nel settore, quali FAIR, Chips.IT e AI4Industry. Ciascun facilitatore – precisa il documento – potrà avvalersi della collaborazione con università e centri di ricerca e coprirà una o più filiere produttive, divenendo un naturale punto di incontro tra le imprese ICT che offrono soluzioni per l’innovazione e le imprese che beneficiano di tali tecnologie”.
Una totale ridefinizione della Formazione è quanto prevede il documento strategico: “La rivoluzione dell’IA – scrivono gli esperti – impone che l’avvicinamento alla disciplina avvenga con gradualità già dalle scuole primarie e secondarie. Si dovranno pertanto realizzare percorsi formativi per l’alfabetizzazione nell’IA rivolti prioritariamente a docenti e successivamente agli studenti”. Trovano una valorizzazione nell’ambito della Strategia elaborata, gli Istituti Tecnologici Superiori (ITS) definiti “uno straordinario strumento di “eccellenza” italiana sul piano della formazione di qualità e dell’offerta formativa terziaria professionalizzante, che si colloca all’interno di un sistema consolidato da anni anche in altri paesi europei. Anche queste strutture di formazione – si afferma nel documento strategico – dovranno strutturarsi per l’erogazione di corsi sull’IA e per introdurre la tematica nei corsi esistenti, prestando particolare attenzione al coinvolgimento delle università e delle aziende del settore ICT specializzate nello sviluppo di soluzioni basate sull’IA”.
L’inadeguatezza del sistema universitario di fronte alla sfida dell’IA in piena evoluzione, è definita in modo esplicito dal Comitato di esperti, così come i mutamenti necessari in tempi rapidi: “In considerazione delle crescenti necessità del mondo del lavoro per personale con competenze digitali avanzate e del divario che, invece, oggi esiste con l’attuale qualificazione dei laureati, si dovrà puntare a rafforzare ulteriormente il panorama dei corsi di laurea universitari in Intelligenza Artificiale, promuovendo anche in maniera significativa iniziative di orientamento. D’altra parte, però, uno dei rischi associati al rapido sviluppo delle tecniche e conoscenze in ambito IA risiede nella limitatezza del bacino degli utenti cui è garantito un accesso a percorsi formativi continui e aggiornati in materia, che consentano di costruire le competenze e abilità necessarie per capirne i costi e i benefici, valutarne i processi in maniera critica, e utilizzarne gli strumenti in maniera creativa. Per mitigare questo rischio, sarà dunque essenziale che insegnamenti sulle basi dell’Intelligenza Artificiale vengano integrati in tutti i percorsi universitari, inclusi quelli non-STEM, con contenuti adattati agli obiettivi delle specifiche discipline. Di conseguenza, le università dovranno essere incentivate, ad esempio nell’ambito della quota premiale di funzionamento, sulla base della percentuale di corsi di studio in cui tali percorsi sono attivati”.
Con onestà intellettuale, nel documento “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026”, vengono elencati anche i rischi. A cominciare da quello oggi più evidente, il rischio dell’iperregolarizzione nazionale. Spiegano gli esperti del Comitato: “L’Intelligenza Artificiale è al centro della strategia “A Europe Fit for the Digital Age” definita dalla Commissione Europea, ma è (e verrà) impattata da una copiosa produzione normativa diretta a regolare l’impatto della nuova generazione di tecnologie: da un lato, dalle norme sulla protezione, la valorizzazione e la sicurezza dei dati – personali e non – (GDPR, Data Act, Data Governance Act, NIS, etc.); dall’altro da quelle dirette a disciplinare il ruolo dei fornitori di servizi (Digital Markets Act, Digital Services Act, European Digital Identity, etc.).
In questo già complesso quadro regolatorio, in parte già vigente, si inserirà l’AI Act e la sua attuazione che gradualmente interesserà tutti gli Stati membri dai prossimi mesi. L’AI Act dovrà definire precisamente un quadro regolatorio armonizzato con i confini entro cui l’Intelligenza Artificiale dovrà essere utilizzata, delineando regole semplici ma certe per produttori e utilizzatori, anche con riferimento alle più recenti evoluzioni tecnologiche. Calando il contesto regolatorio europeo a livello nazionale – viene raccomandato nel documento strategico nazionale – si dovrà evitare di costruire ulteriori sovrastrutture normative nella definizione delle azioni strategiche, adoperandosi invece nella direzione di promuovere l’AI Act con linee guida e percorsi agili e a misura di impresa e di cittadino”.