Impact Proactive 2014: da Firenze un impegno per la lotta al dolore

Firenze – In Europa 500 milioni di giornate lavorative e 34 miliardi di euro persi, a causa di patologie algiche; sul fronte delle cure, in Italia il consumo di oppioidi forti cresce del 20%, con un livello attuale pari a circa 1,70 euro procapite. Questi alcuni dati emersi a IMPACT proactive 2014, che si è chiuso ieri, sabato 28 giugno, a Firenze. Gli esperti, riuniti in gruppi di lavoro, hanno definito le scelte ‘giuste’, condivise e appropriate, sui trattamenti da implementare e quelli da ridimensionare. Entro fine anno, azioni pilota per migliorare la pratica clinica quotidiana. Grandi protagoniste anche le Associazioni di pazienti e cittadini, che davanti all’Assemblea si sono impegnate ufficialmente in una battaglia per un accesso più equo alle cure.

Implementare il lavoro d’équipe e la presa in carico integrata del paziente, anche con il supporto di reti informatiche per la condivisione real time delle informazioni; dedicare tempo adeguato all’ascolto del malato, rendendolo più partecipe nelle scelte di cura; privilegiare un approccio precoce e meditato al dolore, senza attendere che cronicizzi; evitare di prescrivere esami e terapie senza prima un inquadramento clinico e psicologico del paziente; scoraggiare uso improprio di FANS e automedicazione; intensificare l’impegno nel formare i medici e informare i cittadini.

Queste alcune delle raccomandazioni emerse nella due giorni di IMPACT proactive 2014, gli Stati Generali del dolore in Italia, che ha visto la partecipazione di oltre 200 delegati provenienti da tutto il Paese. Intenso il dibattito intercorso fra Ministero della Salute, Regioni e oltre 70 Società Scientifiche, Associazioni e Fondazioni sull’applicazione nella pratica clinica della Legge 38/2010. Un ruolo decisivo, quest’anno, è stato quello giocato da pazienti e cittadini che, attraverso Cittadinanzattiva e Federconsumatori, hanno portato all’attenzione della platea i bisogni e le aspettative di chi soffre.

“Uno dei fronti su cui occorre lavorare è quello dell’umanizzazione della medicina”, ha dichiarato Gian Franco Gensini, Presidente del Comitato Scientifico IMPACT proactive e Ordinario di Medicina Interna  all’Università di Firenze. “Serve un maggiore sforzo dei clinici verso la riflessione e la disponibilità all’ascolto del paziente, che si attua dando valore alla sua specifica storia e instaurando con lui una relazione simmetrica. Solo così sarà possibile raccogliere le informazioni e sviluppare gli strumenti necessari affinché le cure siano davvero tailor-made. Proprio in questa direzione, i gruppi di lavoro IMPACT proactive 2014 hanno individuato una serie di scelte ‘giuste’, condivise e appropriate, sui trattamenti da implementare e quelli da ridimensionare, perché troppo spesso non necessari. Tutti gli attori del sistema devono esserne resi consapevoli. Ciò che è inutile, infatti, non è detto che non sia anche dannoso, per l’ulteriore aggravio di costi sanitari ma soprattutto per la salute del malato. I tempi ora sono maturi per passare da ‘IMPACT proactive’ a ‘IMPACT in action’: sulla base delle scelte ‘giuste’ oggi definite, ci auguriamo di poter avviare entro l’anno alcune azioni pilota che ci consentano di implementare un reale cambiamento nella pratica clinica di gestione del dolore”.

Un problema, quello dei trattamenti inappropriati ed evitabili, comune a molti Paesi europei, come ha sottolineato Hans Kress, Presidente EFIC European Pain Federation: “Il dolore è una patologia ancora sottodiagnosticata e sottotrattata, con rilevanti costi sociali ed economici: in Europa colpisce 1 cittadino adulto su 5 e fa perdere 500 milioni di giornate lavorative, l’equivalente di 34 miliardi di euro. Spesso sono anche gli esami inutili e le terapie inadeguate ad incidere sui sistemi sanitari. Siamo di fronte a un’epidemia invisibile: nelle rilevazioni statistiche il dolore come vera e propria malattia non esiste, ma si nasconde all’interno di altre diagnosi. A tale proposito, EFIC sta collaborando con l’OMS per una nuova edizione dell’International Classification of Diseases e poter così attribuire alla patologia dolorosa un suo specifico codice. Nonostante il suo impatto socio-economico così rilevante, il problema non è una priorità nell’agenda degli Stati europei. Ammiro molto il lavoro svolto dal Governo italiano che, con la Legge 38, è stato tra i primi a comprendere la necessità di creare un network sul territorio, per garantire al cittadino cure antalgiche appropriate: un passo fondamentale nella giusta direzione”.

Eppure questa legge, tanto innovativa e oggetto di ammirazione anche all’estero, in Italia è ancora troppo spesso disattesa. A denunciare questa situazione sono anche le Associazioni di pazienti e cittadini, che nell’edizione 2014 di IMPACT proactive hanno avuto un ruolo di primo piano, arricchendo il dibattito dell’Assemblea con il loro prezioso contributo. “Se possono esserci delle differenze nel trattamento del dolore tra i vari Paesi europei, è invece inaccettabile che vi siano disparità all’interno di un medesimo Servizio Sanitario Nazionale, tra Regione e Regione”, ha ammonito Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori. “La 38/2010 è un’ottima legge per contrastare un reale problema di salute pubblica ma è fondamentale che i cittadini conoscano e rivendichino con determinazione il loro diritto a ricevere in tutta Italia il medesimo livello di assistenza. Oggi Federconsumatori intende scendere in campo accanto a tutti i partner di Impact e portare il suo contributo a questa importante partita che si sta giocando a livello nazionale ed europeo. Vogliamo impegnarci per diffondere, attraverso le oltre 1000 sedi che abbiamo sul territorio italiano, il massimo livello di informazione. La nostra, dunque, sarà soprattutto una battaglia di equità, perché combattendo per l’equità non solo si difende chi soffre ma si arricchisce tutto il Paese: la sua cultura, il suo sviluppo civile e sociale”.

Pazienti e medici uniti nell’impegno comune verso una sanità migliore anche nel nuovo movimento Slow Medicine, tra i protagonisti di IMPACT proactive 2014. “Slow Medicine, rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una Medicina Sobria, Rispettosa e Giusta (www.slowmedicine.it), ha lanciato in Italia, in analogia all’iniziativa Choosing Wisely già in atto negli Stati Uniti, il progetto ‘Fare di più non significa fare meglio’”, ha spiegato Sandra Vernero, cofondatore e segretario generale Associazione Slow Medicine. “Il progetto si propone di migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi sanitari in Italia attraverso la riduzione di esami diagnostici e trattamenti che spesso non sono efficaci e rischiano al contrario di essere dannosi: di questi esami e trattamenti, come la Risonanza Magnetica della colonna nel mal di schiena o pesanti trattamenti antitumorali nei pazienti oncologici in fase terminale, dovranno interrogarsi e parlare tra loro i medici, gli altri professionisti e i pazienti, perché le scelte siano informate, sagge e condivise”.

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