Immobiliare e mutui, l’inflazione fattore di rischio per il mercato

Firenze – Calano del -9,9% le erogazioni di finanziamenti alle famiglie per l’acquisto dell’abitazione nel III trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2022. Lo rende noto, fra gli altri, il gruppo Kiron Partner spa che dà i dati:  le erogazioni ammontano a 12.736 milioni di euro nel terzo trimestre 2022. “Rispetto allo stesso trimestre del 2021 si registra una diminuzione delle erogazioni pari a -9,9 %, per un controvalore di oltre 1.844 milioni di euro. – afferma Renato Landoni, Presidente di Kìron Partner SpA, Gruppo Tecnocasa – È quanto emerge dai dati riportati nel report Banche e istituzioni finanziarie – III trimestre 2022 pubblicato da Banca d’Italia nel mese di Dicembre”.

Segnali di un rallentamento dei mutui immobiliari erano già stati rilevati nel quarto trimestre di chiusura del 2021. Una frenata dopo otto trimestri di rialzo consecutivi, che si è accentuato, seppure ancora in modo non preoccupante secondo gli studi di Kiron, nei trimestri successivi del 2022. All’analisi, emerge dai  i dati relativi alle erogazioni una diminuzione del -1,5% delle operazioni a supporto di un acquisto immobiliare, “mentre continuano invece a calare le operazioni di sostituzione e surroga che segnano -81% . Regge quindi il mercato a servizio della compravendita – prosegue Landoni – Diminuisce al 2,2% il rapporto tra surroghe e totale delle erogazioni proseguendo nel trend di discesa che dura dalla fine del 2020, si tratta del dato in assoluto più basso da quando viene rilevata questa misurazione”.

Il panorama italiano dovrà considerare l’impatto sull’andamento finanziario delle famiglie  delle tensioni geopolitiche, dell’aumento dei tassi d’interesse oltre alla previsione di un rallentamento della crescita economica, se e quanto questi eventi andranno a ricadere  sulle erogazioni di mutui alle famiglie. Ad ora sembra che l’attuale contingenza non abbia grandi impatti sulle operazioni di acquisto immobiliare e il mercato resta a livelli definiti “molto buoni”.

“La BCE ha garantito la massima attenzione al controllo della spinta inflattiva; il pacchetto di stimoli all’economia, che sta interessando il nostro Paese per via del PNRR, ha sicuramente generato interessanti opportunità per chi ha sottoscritto un mutuo. Ad oggi la domanda di credito ha fatto registrare un rallentamento del 20% rispetto al pari periodo del 2021, ma tenuto conto che in buona parte stiamo parlando della riduzione legata alla finalità surroga e sostituzione, è verosimile attendersi per i prossimi mesi un calo delle erogazioni”, conclude il presidente Landoni.

Meno ottimista sul ruolo che la spinta inflattiva potrebbe avere sul mercato immobiliare appare Luca Dondi, CEO di Nomisma, nell’intervento tenuto a  RE ITALY Winter Forum 2023. Infatti, per il CEO di Nomisma, il settore immbiliare nei prossimi mesi potrebbe scontare qualche difficoltà nel settore delle transazioni, visto lo scenario macroeconomico che sciorina “il rialzo dell’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse e un credito che diventa più oneroso per chi chiede mutui”. 

Dondi va al cuore del problema: “Si pensava che l’immobiliare fosse in grado di proteggere dall’inflazione, ma in questa fase non si ha questa capacità di copertura e l’idea che l’immobiliare non teme l’inflazione perchè garantisce un aumento dei prezzi almeno analogo a quello dell’inflazione, in questa fase di mercato non si realizza”.

I motivi per cui ciò accade, sono sostanzialmente due, come spiega il CEO: da un lato, l’inflazione pur significativa non ha portato (“e non porterà”) a un’indicizzazione dei salari, operazione che difenderebbe il potere d’acquisto; dall’altro, la produzione del “nuovo”, riferendosi alla nuova edilizia che ha visto un grande sviluppo nel passato, mentre, ricorda Dondi, negli ultimi 5 anni il fenomeno è stato molto più contenuto. Per quanto riguarda i prezzi, “potranno salire a livelli nominali – spiega il CEO di Nomisma –  ma caleranno in termini reali a causa dell’inflazione”, innescando una dinamica che non sarà in grado di salvaguadare il valore, “con conseguente perdita di ricchezza delle famiglie italiane”, e che potrà perdurare almeno nella prima parte dell’anno. Un trend che “sul residenziale è evidente, mentre sugli altri settori c’è attendismo, perchè sul mercato corporate c’è maggiore presenza di investitori stranieri, che preferiscono la cautela in una fase in cui c’è la percezione di una maggiore fragilità e rischiosità del Paese”.

Ultima speranza, essendo gli investimenti legati, come tutti gli altri fattori, alla ripresa economica, “se non ci dovesse essere una recessione o se fosse contenuta, si potrà avere una ripresa degli investimenti nella seconda metà dell’anno”.

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