Firenze – “Un’esperienza di accoglienza diffusa, non un modello, quello praticato dalla regione Toscana rispetto all’immigrazione, su cui abbiamo puntato fin dal 2011, opponendo resistenza alla formula dei grandi centri. Un’accoglienza che valorizzasse sul territorio enti locali e associazioni del volontariato insieme a prefetture e forze dell’ordine, strada su cui siamo andati avanti conciliando accoglienza, sicurezza e per quanto possibile integrazione. Ma dobbiamo provare a fare ancora di più, a partire dal tema del lavoro, che è un tema molto serio. Accogliere non significa solo mettere in un albergo o anche come abbiamo praticato in Toscana in un appartamento privato, vuol dire fare formazione e impegnare questi giovani immigrati a dare qualcosa in cambio dell’ospitalità che ricevono. E su questo sono stato tante volte tra coloro che chiedevano interventi governativi”.
Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha salutato partecipanti e relatori al convegno “Verso la buona accoglienza”del Cni (Coordinamento nazionale immigrazione della Caritas) che quest’anno ha scelto Firenze e l’Istituto degli Innocenti. Insieme a Rossi Oliviero Forti della Caritas italiana, il direttore della Caritas di Firenze, Alessandro Martini, Sara Funaro, assessore al welfare del Comune di Firenze, Matteo Biffoni referente Anci per l’immigrazione, e Walter Massa dell’Arci nazionale, coordinati da Davide Demichelis, autore e conduttore Rai.
“Nel fenomeno dell’immigrazione – ha proseguito il presidente Rossi – dobbiamo riuscire a vedere gli effetti positivi nel medio lungo periodo. Siamo un paese che sta arretrando in termini demografici. Nel 2015, escludendo il contributo degli immigrati, abbiamo avuto un saldo negativo di quasi 230.000 unità. Nel rapporto Censis appare chiarissimo che questo è punto cruciale perché il paese rimanga nella capacità che ha sempre avuto di produrre ricchezza, servizi, stato sociali. E’ evidente che se non ci fosse stata l’immigrazione intere classi non esisterebbero più, le nostre neonatologie si dimezzerebbero. Ma tutto questo ha bisogno di politiche più ampie di integrazione, di rispetto delle legalità, di attenzione. E’ un grande tema si cui bisogna misurarsi non facendo demagogia ma sapendo che questo può costituire problemi, aprire questioni su cui lo stato, le istituzioni insieme alle forze della società civile e al volontariato più attento hanno bisogno di intervenire. Perlatro a giorni le Regioni sono chiamate a esprimere un parere sui decreti governativi”.
Rossi ha ricordato il caso Prato, dove una situazione di lavoro nero e illegalità, sfuggita al controllo, ora piano piano, con un intervento forte e coordinato con le Procure, si sta riallineando e emergendo. “Ma non basta – ha detto – L’Irpet nei giorni scorsi ha denunciato qualcosa come 120.000 lavori irregolari, un ambito in cui dobbiamo fare molta attenzione che l’immigrazione non diventi un bacino di dumping sociale, dove si attinge per una manodopera a bassissimo costo, che a sua volta fa dumping con la forza lavoro dei nativi. Questi aspetti devono spingerci, oltre che a superare i Cie, a rivedere la legge sulla clandestinità. In Italia abbiamo 450.000 invisibili. Se vogliamo la sicurezza dobbiamo portarli ad essere visibili, a individuare strade che consentano la loro emersione e integrazione, per uscire da quel mare grigio cui attin ge la criminalità”.
L’accoglienza – ha concluso il presidente – è un tema forte e serio che riguarda l’idea che abbiamo del futuro del nostro paese, della nostra regione, un’idea che deve essere positiva. Da questi fenomeni per quanto problematici e contraddittori, possiamo costruire, con solidarietà e intelligenza, un futuro anche migliore che può diventare un esempio positivo in un quadro europeo pur non felicissimo. Sono fiducioso che ce la possiamo fare”.