Parliamo di informazione pubblica. Adesso che sono finiti tutti i turni elettorali non si potrà pensare a un mio secondo pensiero. Debbo dire che nelle ultime settimane sono stato colpito da come le televisioni hanno trattato la questione degli immigrati. Non mi hanno sorpreso le televisioni private che hanno obiettivi di audience evidenti. Mi riferisco ai canali Rai che, essendo pagati da noi cittadini e dallo Stato, dovrebbero sentire la responsabilità di una informazione s…emplicemente obiettiva e non interessata ad alimentare sentimenti di paura e persino di panico nella popolazione, rincorrendo le reti commerciali e gossipare. Non si dica che quanto accaduto alle stazioni di Milano e Roma Tiburtina e a Ventimiglia erano innocenti notizie che dovevano essere date. E si diano, perbacco!
Ma istituire in quei siti dei veri e propri punti fissi di collegamento multiquotidiano con tanto di inviati speciali,pronti a indugiare sui lati più morbosi della notizia, risponde non all’esigenza di una informazione corretta ma a quella di una informazione finalizzata. Mentre il paese è impegnato in una difficile e, come si vede pressochè solitaria, impresa di civiltà e di recupero del valore dell’umano, che ci siano mezzi di cosiddetto servizio pubblico che si compiacciono di fomentare vero e proprio allarme sociale a me pare grave. Semplicemente grave.
Se poi la questione riguarda solamente la professionalità modesta dei giornalisti che trattano il tema (non è vero, perché è proprio l’impaginazione del giornale che rivela una intenzione precisa), si consigli loro di leggere gli editoriali di domenica scorsa di Mario Calabresi e Adriano Sofri così imparano qualcosa.
PS: non replicherò alle prevedibili accuse di attacco alla libertà di informazione perché le considero infondate: io rispetto la libertà di tutti, a partire da quella dei giornalisti, ma rivendico il diritto di giudicare.