Firenze – Si dice che non abbiano voglia di lavorare e portino persino l’Ebola. Nei giorni bui delle aggressioni a Tor Sapienza, vicino a Roma, contro gli immigrati e i rifugiati, Stamp fa il punto con gli operatori di Firenze. Che assicurano: “Sono solo luoghi comuni”.
“Non è che non hanno voglia di lavorare, proprio non possono farlo, per legge- spiega Pippo Bisignano, responsabile Immigrazione del Comune di Firenze– Secondo la normativa italiana, chi arriva nel nostro paese e chiede protezione internazionale non può lavorare. E non può nemmeno seguire dei corsi di formazione, almeno finché non gli viene riconosciuto lo status di rifugiato”.
Sembra un paradosso, ma il motivo c’è. Nei sei mesi in cui il richiedente asilo aspetta il colloquio con la Commissione che esaminerà il suo caso, per riconoscergli o meno lo status da rifugiato, questi ha l’obbligo giuridico di seguire i corsi d’italiano. “In effetti come potrebbe lavorare non conoscendo nemmeno una parola d’italiano?” si domanda Bisignano. E pensare che ora le cose funzionano meglio di prima. “Fino a qualche anno fa, aspettavano quasi 2 anni prima di ottenere il colloquio con la Commissione- precisa ancora Bisignano- E i rifugiati erano esasperati da questa sorta di limbo d’inattività in cui erano costretti. Tanto che qualcuno soffriva di lievi disturbi mentali”.
Cecilia Francini, medico e coordinatrce del camper di strada di MEDU (Medici per i Diritti Umani) a Firenze, conferma: “Alcuni di loro soffrono di lievi disturbi mentali, dovuti anche al loro passato. Sono persone che hanno un trascorso difficilissimo alle spalle: torture e violenze nel paese d’origine, o nelle carceri libiche dove molti di loro vengono rinchiusi durante il viaggio verso l’Europa”. Ma la popolazione locale corre alcuni rischi? “Sono giovani uomini sani. E non c’è alcun pericolo di malattie o epidemie”. A ribadirlo anche il recentissimo dossier di Medu sulle condizioni di salute dei migranti, che parla chiaro: tra gli assistiti non c’è nessuna epidemia legata a temibili malattie infettive d’importazione, come l’Ebola, piuttosto patologie legate alle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui sono costretti a vivere nel nostro Paese.
Infine, un altro luogo comune da sfatare: “Non è assolutamente vero che i migranti o i rifugiati ricevono 35 euro al giorno. Quella cifra è il costo medio procapite stimato per l’accoglienza di ciascuno di loro– precisa ancora Bisignano- A loro, direttamente in mano, vengono dati 2/3 euro al giorno per le primissime necessità”. E se qualcuno storce il naso lo stesso, va ricordato che l’Italia deve rispettare degli standard dettati direttamente dall’Europa a garanzia di un’accoglienza dignitosa.