Firenze – Fra pochi giorni si chiude la campagna elettorale e si vota per il Sindaco del Comune di Firenze che, in questa tornata, ha coinciso con l’elezione per il Parlamento Europeo.
Che dire della campagna elettorale. Intanto che poteva essere sfruttata di più la coincidenza fra tematiche comunali e scenari europei. Il Sindaco uscente ha cercato di lanciare il discorso sulla Firenze città europea. Con un sistema economico caratterizzato da alcune presenze significative nei nuclei avanzati della produzione globale, in particolare nei settori della moda, della meccanica e della farmaceutica.
Con un sistema ambientale che si è avviato lungo la strada segnata dalle direttive europee per la realizzazione delle città “smart” a cominciare dalla forte innovazione sul sistema della mobilità interna rappresentato dalle tranvie già operative nella parte centro ovest dell’area metropolitana. E con un sistema di welfare importante e ben indirizzato sulle aree di maggiore rilevanza sociale: le donne, i bambini e gli anziani. Ma a questo lancio non ha fatto seguito una grande discussione e neppure la presentazione di rilevanti e ben delineate alternative nello sviluppo della città.
La destra fiorentina non è riuscita, a mio avviso, a caratterizzarsi in maniera precisa per una qualche proposta forte per la città. E’ passata da un’inevitabile critica alle politiche dell’ordine, del decoro e della sicurezza ad una opposizione un po’ sterile alla tranvia e agli altri progetti di mobilità interni ed esterni fino a cavalcare in maniera non sempre motivata la riorganizzazione del verde in città con punte di cedimento alla demagogia popolare sulle ferite inferte dal “taglio oppressivo, e immotivato, degli alberi”.
Come dire critiche su temi importanti, e forse in qualche caso anche motivate da qualche mancanza o ritardo da parte dell’amministrazione, ma che messe assieme non riescono a dare il senso di una alternativa in città. Infatti da una parte le “politiche d’ordine” si sono dimostrate eccessivamente generiche.
Con la strategia di attacco di Salvini a livello nazionale su questi temi, e con una destra che ha puntato su questo argomento dalla Sicilia alla Lombardia le proposte per Firenze sono apparse scontate e poco definite in termini di proposta operativa. Peraltro confondendo troppe volte, ad arte, le responsabilità del Sindaco con quelle del Ministero dell’Interno. E quindi diventando in questo modo meno credibili.
Anche l’avversione alle opere per la mobilità non sono andate oltre la pura testimonianza. Può essere che il sistema delle tramvie avrebbe potuto essere diverso. Con tecnologie diverse. Con tracciati diversi. E certamente le scelte che interesseranno la parte est della città dovranno tener conto sia dell’esperienza fatta sia delle novità tecnologiche che è possibile sfruttare oggi e nei prossimi anni.
Ma pensare di cavalcare ancora il no alla tramvia con proposte tecnicamente complesse (come la metropolitana) o tecnicamente deboli (come le busvie protette) non sembra davvero una alternativa plausibile. Stesso discorso vale per il no alla Foster. Specialmente oggi che è diventata da Stazione dell’Alta velocità a Hub per il trasporto locale e nazionale anche su gomma.
Ed infine la grande battaglia sul verde. Certo che è importante il verde in città. E la lunga stagione delle opere e dei cantieri fiorentini ha forse dato una immagine della città meno verde, con tagli di alberi di una certa rilevanza e l’inserimento di alberi di piccola taglia. Ma questo fa parte di un processo inevitabile di ristrutturazione urbana. E fa parte di un processo, finalmente avviato, di rigenerazione del parco arboreo della città.
E non è comprensibile pensare che gli alberi siano come i monumenti. Hanno un ciclo di vita di cui ogni amministratore deve tenere conto. Insomma la destra fiorentina sembra più aver seguito una serie di “mal di pancia” diffusi in piccole aree della città piuttosto che dare il senso alto di una alternativa al governo di centrosinistra. Si è parlato poco di urbanistica, di sviluppo economico, di welfare, di cultura, di gestione delle partecipate e di politiche alternative di Bilancio, in termini di entrate e di uscite. Non riuscendo, in tal modo, a presentarsi come una possibile coalizione di governo. O perlomeno come una coalizione in grado di far pensare ad un’altra città possibile.
E gli altri candidati Sindaco? Beh qui, anche se non vorrei apparire troppo di parte, mi sembra che si sia davvero in presenza di poche proposte. Pressoché inesistente il candidato dei 5S che non sembra capace neppure di “fiorentinizzare” i temi nazionali del Movimento e del tutto ideologizzata la presenza della Bundu, candidata unitaria delle tante sigle e movimenti che rappresentano la sinistra fiorentina.
Non ci pare di vedere nella candidata di sinistra un tentativo di spostare a sinistra l’asse di governo del futuro governo cittadino, escludendo di fatto a priori ogni coinvolgimento anche in caso di ballottaggio con l’uscente Nardella, ma piuttosto la riproposizione di una testimonianza ideologica fiera di sé, delle proprie “posizioni intrattabili” e dei propri, tanti, NO ai progetti di sviluppo della città che sono attualmente in campo.
Spiace vedere come in un panorama politico nazionale e locale dove la destra estrema si trasforma in “possibile realtà di governo” la sinistra italiana e fiorentina rimane invece ancorata ai propri dogmi incapace di trovare alcuna interazione politica con il centrosinistra di governo e con il riformismo di stampo liberaldemocratico. Relegando in tal modo tutto ciò che non sta nella sinistra “pura” all’area delle forze legate al liberismo più sfrenato e alla globalizzazione selvaggia.
Interessanti, ma del tutto particolari e privi di una visione più ampia, i candidati dei Verdi e di Punto a capo. Interessanti laddove portano all’attenzione due problemi “settoriali” ma fondamentali nello sviluppo qualitativo della città, come la sostenibilità ambientale e il tema dell’assistenza ai deboli e agli anziani, ma privi della capacità di andare oltre il loro proprio “core business” identificativo.
Si tratta però di due proposte che, anche se non avessero la forza di andare oltre piccole percentuali di testimonianza, andrebbero “ascoltate con attenzione” nel contesto della ridefinizione, dopo le elezioni, del nuovo programma di legislatura per Firenze.
Infine Nardella. L’abbiamo detto in apertura dell’articolo. Ha cercato di guardare in alto e di lanciare Firenze nel panorama delle città europee. Ha anche cercato di proporre oltre che un programma anche un sogno sulla Firenze del futuro. Ma poi i lineamenti del sogno si sono venuti via via offuscando. In parte per la debolezza delle proposte alternative. E in parte perché i sogni sono più difficili da proporre in una paese che dimostra in molte aree sociali una certa depressione collettiva.
Ma Nardella ha dalla sua due assi nella manica. Il primo è rappresentato dalla sua esperienza di Governo. Che in gran parte della città viene riconosciuta come solida, onesta ed efficace. Insomma un buon governo per dirla col Lorenzetti.
L’altro è rappresentato dalla lunga lista di inchieste e ricerche che pongono la città di Firenze sempre fra le prime nel panorama nazionale. Disoccupazione, Pil, Innovazione, Economia circolare, Sanità, Esportazioni, Brevetti e così via. Non tutto e non in tutto sarà merito del sindaco. Ma è certo che è un buon biglietto da visita per presentarsi ai cittadini. Vedremo se i cittadini hanno gradito e in che misura
Foto: Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buongoverno